Homo faber fortunae suae, una massima che racchiude l’essenza stessa dell’esistenza. Essere artefici del proprio destino, lottare strenuamente anche contro la sorte avversa, cercare, sempre, di dire la nostra, anche quando il destino ci mette ben più di uno zampino. Una riflessione che sorge spontanea alla vigilia della sfida di domani, al termine di due settimane costellate da una malasorte spietata, cinica, che ha colpito duro proprio nel miglior momento stagionale.
Un incipit da cui partire per lasciare alle spalle 15 giorni da incubo. Il grave infortunio di Lorenzo Insigne, l’incedente – fortunatamente senza gravi conseguenze – di Mertens con la maglia della sua nazionale, nel mezzo le notizie altalenanti sulle condizioni di uno Zuniga che comunque non rivedrà l’azzurro prima dell’inizio del 2015. Una serie di eventi che metterebbero alle corde qualsiasi squadra, mazzate devastanti nell’economia di un gruppo che finalmente stava carburando a dovere.
Ora però, entra in gioco la voglia di serrare le fila, stringere i denti e continuare un percorso che non può, non deve riscontrare nuove battute d’arresto. Le parole di Rafa Benitez in conferenza tracciano una direttrice lineare, propria di chi non permette agli eventi di condizionare i propri piani, tipica di chi sa bene come affrontare momenti come questi: “Abbiamo valutato tante alternative per sostituire Mertens ed Insigne. L’importante è mantenere equilibrio e dobbiamo ancora decidere chi posizionare lì. Sicuramente dovranno aiutarsi tutti, dimostrando compattezza e coesione”.
Uno spalla a spalla 2.0, un messaggio limpido, sibillino: le difficoltà si superano con la coesione, con il carattere e l’unità. Con questa forza anche gli ostacoli più insormontabili possono essere affrontati e sconfitti. Insieme si può, il messaggio che deve rimbalzare forte nello spogliatoio degli azzurri, un’idea che il maestro madrileno non avrà sicuramente lesinato dall’inculcare ai suoi. Un vademecum per il quotidiano di tutti noi, quando i problemi e gli scogli sembrano opprimere, asfissiare, non lasciare vie d’uscita.
L’ostacolo domani si chiama Cagliari, un avversario da prendere con le molle, imprevedibile, soprattutto in trasferta, che nella coda può serbare letale veleno. Ma che non esistano attenuanti, la sfida del San Paolo ha un imperativo da rispettare, vincere.
Edoardo Brancaccio