27 novembre 2013. Il Napoli perde a Dortmund in una gara rocambolesca e piena zeppa di errori su ogni versante, anche quello arbitrale. Quel match risulterà decisivo nell’eliminazione degli azzurri dalla Champions League, malgrado i 12 punti totalizzati nel proprio girone.
27 novembre 2014. Prestazione scialba e incolore in quel di Praga. Si è scesi in campo dal primo minuto pensando a quel punticino utile per accedere ai sedicesimi di Europa League. Quel passettino è stato fatto. Ma quanta fatica!
No, scusate. Qualcosa non mi torna. E’ passato un anno e io di questo Napoli continuo a capirci poco. Ma non sarei io colui che è addetto a farlo. Sembra una volpe che a quell’uva dorata non arriverà mai; o almeno ogni salto intravisto, anche il più coreografico, è finito con un nuovo capitombolo.
Quel Napoli della serata tedesca, quel primo Napoli “beniteziano” aveva un totem ben definito: divertirsi e divertire. Anche se a volte, nei festini di corte si invitavano anche gli avversari. Una filosofia di calcio vincente e allo stesso spregiudicato, fondata sul possesso palla e il gioco a trazione anteriore. E la fase difensiva? Un orrore degno del miglior John Carpenter. Un’idea di gioco sicuramente innovativa che un po’ strideva con la tradizione italiana, perciò spesso presa di mira dai nostr immancabili sapientoni. Ma è vero che a questo giocattolino bisognava mettere dei freni, altrimenti sarebbe rotolato giù dal dirupo. Quella voglia di non fermarsi davanti a nulla, di affrontare tutti a testa alta su ogni campo, è stato la rovina della gara di Dortmund. Bastava essere più accorti e meno slegati, più predisposti ad accontentarsi di un pari. Invece no, si è giocato alla morte rimettendoci le penne.
Giusto o sbagliato che sia, vogliamo pensare che è l’atteggiamento giusto per acquisire la mentalità da grande squadra. Ieri, a distanza di dodici mesi, è il classico esempio di una metamorfosi inspiegabile. Per fortuna non definitiva, perchè un Napoli con lo spirito da primo della classe sono riusciti ad intravederlo saltuariamente. Ma presentarsi sul campo di una squadra magari volenterosa, certo non una delle regine in campo internazionale, e sfoderare una gara che offenderebbe l’atteggiamento di una provinciale è inaccettabile.
Mi direte: ma non era semplicemente necessario mettere in cascina lo 0-0 come a Dortmund? Come no. Ma lo si potrebbe fare con un piglio un attimino diverso. Resta la vaga sensazione di una squadra senza identità. In campo europeo il Napoli ha un rendimento in trasferta da matricola. Quest’anno, poi, visto il valore delle squadre affrontate finora, c’è da restare molto perplessi.
Se un gruppo di calciatori non riesce a condurre con costanza una certa politica tecnica o tattica, qualcosa di strano c’è. Nei singoli, nella rappresentazione di squadra e ahimè, nella gestione tecnica. Siamo d’accordissimo sull’improvvisa orda di infortuni che si è abbattuta sugli azzurri. Non è un alibi, assolutamente. Certo, in una rosa già lacunosa se affondano Insigne, Mertens e De Guzman, gli spifferi diventano folate. Preso atto di ciò, perchè insistere su un modulo che ha bisogno dei suoi determinati interpreti? Perchè, pur di non cambiare, si preferisce snaturare altri giocatori e creare polvere su polvere? Benitez, con la sua innata diplomazia, qualche risposta dovrà pur darcela. Così come sul livello di concentrazione di questa squadra. Al 110% nelle gare di cartello, sbadata e con la testa sul 2-0 in casa col Cagliari, remissiva e vacanziera nella trasferta europea. Stimolare questo gruppo e i suoi corazzieri un po’ scarichi è il tuo pane quotidiano, caro don Rafè.
Capitolo singoli. O single, direi. Per scelta loro, è ovvio. Perchè vedere gente come Hamsik e Jorginho vagare per il campo come anime in pena mi fa stringere lo stomaco. D’accordo l’astio verso gli esperimenti tattici, però qui si tratta di una perdita di connotati a tratti inspiegabile. Ho sempre la sensazione che questo impianto giri a mille quando tutti i suoi cavalli di razza sono preparati e pettinati. Se qualcosa va storto, nessuno sopporta il fardello da leader sulle spalle. Una sorta di rompete le righe chiamato nel momento sbagliato.
Lunedì sera si va giovedi a visitare la sorprendente Samp di questo prim scorcio di stagione. Forse la peggiore trasferta di quest’anno. Mihajlovic ha concretezza e fame di vittoria, caratteristiche inalate pienamente dai suoi calciatori. Il Napoli di Firenze, solido e cinico, potrebbe anche bastare. Sempre se si va a Genova a fare sul serio. Mal che vada, chiediamo se hanno una divisa giallorossa da indossare.
Ivan De Vita
Riproduzione riservata
Articolo modificato 29 Nov 2014 - 20:09