I sogni sono nati per essere realizzati o per essere infranti? No, tranquilli, non sprecherò questo mio piccolo spazio per tessere lodi al pio Marzullo. Malgrado ciò, fuor da ogni retorica, questa resta una domanda che ci perseguita durante l’intero percorso della nostra vita.
I sogni azzurri, di maglia e di cuore, hanno dovuto sopportare vari sussulti in questo inizio di stagione. Ingigantiti, rattrappiti, derisi e calpestati. Poi di nuovo in piedi, anche se con gli abiti stracciati e il volto tumefatto. Ma variopinti, luminosi. Vivi. Ci sono stati e ci saranno momenti in cui spiccare il volo dopo una caduta è drammaticamente arduo. Eppure è solo smettere di tentare che cancella i nostri desideri come un misero cassino fa con la sua lavagna imbrattata. Sarebbe contro la natura di chi si sente ambizioso e vincente.
Le ali spezzate…dalla violenza di un orgoglio. L’orgoglio basco. Quello apprezzato solo a fine agosto in quel di Bilbao e poi naufragato nella mediocrità. Quello che ha abbattuto il Napoli e i suoi canti di gloria. Con tanti dei nostri fuoriclasse che hanno navigato in quella polvere per mesi prima di tirare fuori il capo e ricominciare da dove ci eravamo lasciati. L’Athletic è il crocevia di un’annata che ha dovuto giocoforza ridimensionare le sue pretese, con i tanti malumori di alcuni protagonisti e di tutta la piazza. Ma quella ferita lacero-contusa, sanguinante per un bel po’, sembra essere definitivamente rimarginata.
Le ali spezzate…da limiti ed ingenuità. Da una retroguardia a tratti imbarazzante, figlia di lacune tecniche, fisiche e caratteriali. Non solo per i già tanti 16 gol subiti, ma soprattutto per la sensazione di precarietà che riesce a far emergere anche quando c’è una calma piatta all’orizzonte. Qualche sprazzo di affidabilità si era percepito nelle settimane passate, ma puntualmente c’è poi l’errore individuale o quello di concetto che ti fa cadere nuovamente le braccia. Non si è guariti e la convalescenza sembra piuttosto laboriosa. E si mandi al rogo il prossimo (me compreso) che si esalterà alla prima gara con la nostra porta inviolata.
Le ali spezzate…dalla loro sfortuna e fragilità. Abbandoniamo la nobile metafora per attenerci ai fatti. La preoccupazione era tangibile dopo l’infortunio di Insigne, tanti i ceri accesi dopo lo schianto di Mertens durante il match con il suo Belgio. E l’indisponibilità momentanea del jolly De Guzman ha così portato a galla tutti insieme i detriti maleodoranti di una rosa piuttosto scarna per attestarsi ai livelli dichiarati dalle fresche alture di Dimaro. Cagliari e Sampdoria hanno mostrato l’inefficienza di una manovra soporifera e prevedibile se priva dei due folletti sulle corsie. Ma anche lo sconvolgimento di un assetto tattico in fase di non possesso che aveva sortito buoni effetti, proprio grazie all’apporto in copertura degli uomini d’attacco. Il piccolo Dries si sta riprendendo, tuttavia il campanello d’allarme è stato assordante. Giunto a destinazione, a quanto pare. Perchè l’operazione Gabbiadini per età, prezzo e valore in prospettiva calza a pennello con la politica oculata del presidente De Laurentiis. Con blando ottimismo potremmo almeno scorgere le prime confortanti tracce.
Domenica al lunch time ospiteremo il giovane e coriaceo Empoli di Sarri. E’ necessario liberarsi dall’ingorgo creato dagli inseguitori e puntare al cielo. Se non altro per contrastare i calci piazzati dei toscani, la squadra più prolifica in serie A sulle palle inattive. E non è certo una buona notizia per noi. Fino a Natale poi ci attendono Slovan, Milan e Parma. Prima di quel 22 dicembre. Prima di un’altra sfida alla Juve dai mille sapori. Lì avremo bisogno di tutte le nostre piume, profumate e funzionanti. Perchè se si fallisce quel salto in alto, tornare a volare sarà un’altra faticosissima impresa.
Ivan De Vita
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