Per qualcuno ci sarà poco da scherzare, ma per altri, la parte che ricorda ancora che il calcio è un gioco, probabilmente il passatempo piacerà. La rubrica “qui fu Napoli” di questa settimana vuole invitare a sdrammatizzare e a mollare la presa, soprattutto perché è antipatico e non ci piace affatto sentire e leggere un po’ dappertutto le critiche e le sentenze, più o meno veritiere, che bersagliano in queste ore gli azzurri ed il tecnico Benitez. Partendo dal presupposto che difesa e centrocampo sono i capri espiatori delle difficoltà azzurre degli ultimi tempi, abbiamo provato ad immaginare quali elementi della storia passata azzurra potremmo “convocare” per rendere meno amare le domeniche dei napoletani e per provare a impartire lezioni tecnico-tattiche ai giovani (mica tanto) calciatori azzurri in preda a distrazioni alquanto decisive ai fini del risultato finale.
Osservando il periodo in generale, senza considerazioni dirette ad episodi specifici, di certo Rafael, il numero uno brasiliano che attualmente difende la porta del Napoli, non si può dire sia immune da colpe, le indecisioni sulle uscite e qualche strafalcione tra i pali, con interventi non propriamente efficaci, hanno fatto scattare l’allarme in più di una occasione, pertanto potremmo convenire che l’insicurezza è la prima causa delle prestazioni sotto tono dell’estremo azzurro, in considerazione di ciò ci soggiunge alla mente un “rimpiazzo” di spessore, abile tra i pali (non per altro era il “giaguaro”) e sicuro negli interventi in uscita. Si, è proprio con Luciano Castellini che vorremmo alternare Rafael, con la speranza che il buon “Lucianone” possa impartire un corso accelerato al ragazzo, considerando i punti deboli sopracitati. Negli anni passati a Napoli ha vinto ogni anno la classifica del Guerin Sportivo come migliore portiere del campionato, ed una volta quella di miglior giocatore in assoluto.Nel 2010 su un sondaggio fatto dalla radio locale radio kisskiss napoli e stato votato (con stragrande maggioranza) miglior portiere della storia del Napoli dai tifosi azzurri.
Altra nota stonata che fa parte dei rivedibili è sicuramente lo spagnolo Albiol, lontano parente del calciatore conosciuto agli albori della sua venuta a Napoli, il centrale sembra in preda ad una involuzione tattica che spaventa, coadiuvata da alcuni imperdonabili errori di valutazione e svarioni da difensore alle prime armi, insomma tutte pecche che probabilmente non abbiamo mai visto nelle prestazioni di Moreno Ferrario, implacabile marcatore, deciso ma raramente falloso, rappresentava insieme a Castellini e Bruscolotti la fantastica diga Azzurra dei primi anni ’80. Spesso fu schierato da libero,a conferma delle sue doti. Lo si può tranquillamente definire uno dei migliori difensori della sua generazione. In totale con gli Azzurri ha disputato 312 incontri con 8 reti. Subito divenne titolare fisso, diventando molto presto anche il Numero “5” della Nazionale “Under 21” collezionando la bellezza di 16 presenze. Il salto alla Nazionale A gli fu negato più per questioni “geopolitiche” che per motivi tecnici , chiuso soprattutto da Collovati. Negli 11 anni qui trascorsi ha conosciuto il Napoli “medio alto” dei suoi primi anni (78-82), il Napoli “minimo” in odore di retrocessione(’82-84), ed il Napoli massimo (’84-’88) di Diego Armando Maradona.
Nel “periodaccio” azzurro mettiamoci pure il buon Marek Hamsik, il capitano che continua imperterrito a uscire fuori dai dettami tattici del mister, un vero e proprio pesce fuor d’acqua, stizzito dai fischi e appannato da una condizione psicofisica approssimativa, sta pagando a caro prezzo le imperfezioni di uno schema che comincia a scricchiolare e a sembrare poco tagliato per le sue caratteristiche. Considerando ciò ci piacerebbe vedere cosa sarebbe in grado di fare Oscar Damiani al posto dello slovacco, si proprio lui, l’ultima ala dei tempi moderni, con il suo frenetico svariare sulla fascia destra del terreno di gioco. Flipper è stato, nel calcio italiano, l’ultimo interprete di un tipo di gioco offensivo che oggi tecnica e tattica non permettono e non concepiscono più. Ala destra pronta a scattare e poi a crossare od a saltare al limite dell’area il difensore per poi andare al tiro, Damiani era soprannominato Flipper proprio per il suo modo di giocare che ricordava per rapidità, scatto, vivacità ed imprevedibilità. A Marek potrebbe insegnare proprio la rapidità di pensiero, nonostante abbiano due ruoli diversi, l’essere scaltro nei momenti culminanti della gara, quando serve farsi trovare pronto, in fase offensiva c0n gli inserimenti, ma anche in appoggio al compagno, oppure per dettare il passaggio illuminante, doti che Hamsik possiede ma che tende a tenere nascoste anche per una forma caratteriale troppo spesso timida che incide non poco nel completamento di un percorso di calciatore di caratura mondiale che purtroppo non può ancora dire di aver compiuto.
I più attenti avranno notato che tutti i calciatori citati appartengono a quel Napoli che, nel campionato 1980-81 ha mancato per un soffio la volata scudetto, forse perché quella squadra ha interrotto un percorso che sembrava scritto sulla strada del successo, ma che per sfortunate ragioni (leggasi autorete proprio del sopracitato Ferrario in quel Napoli-Perugia che sancì la fine di un sogno) non è riuscito a concretizzarsi, ma anche perché quella squadra mancava in ciò che il Napoli attuale sembra abbondare, una fase offensiva invidiabile, per cui il giusto mix delle compagini avrebbe potuto certamente essere più che competitivo per puntare al jackpot in campionato, almeno considerando gli uomini sulla carta. Se il gioco vi è piaciuto ne siamo ben felici, se al contrario a qualcuno possa sembrare stupido ed infantile sdrammatizzare attraverso la fantasia di nostalgici amanti della storia del calcio, beh ce ne dispiace e possiamo soltanto augurarci di trovare, un giorno, i modi e i temi giusti per allontanare i tifosi, anche quelli più disfattisti, dalla depressione post-pareggio.
Articolo modificato 8 Dic 2014 - 17:37