Sul San Paolo spira l’aria di un inverno alle porte, ma che ritempra, nelle ossa, dentro. Novanta minuti con in dote una piccola spruzzata di positività, a circondare un gruppo che ha avuto certo tanti alti e bassi quest’anno, ma che ha ancora tanti traguardi ambiziosi su cui indirizzare la propria rotta. Tutto questo è stato Napoli-Slovan Bratislava, sfida con la quale il Napoli ha chiuso in testa un girone I conquistato in maniera agevole, come era lecito aspettarsi. L’eccezione la brutta serata di Berna, la costanza un percorso lineare con il quale conquistare il primo obiettivo stagionale, la prima tacca da segnare doverosamente, dopo la debacle in terra basca di fine agosto. In una partita che, dato l’avversario modesto, ha rappresentato poco più di una passerella, a brillare sono stati gli avanti partenopei. Hamsik è riuscito a rispondere in maniera convincente a chi pensava fossero giorni difficili, segnali di quella matta voglia di tornare ad essere un protagonista di questo progetto. Ma il migliore in campo, l’uomo a brillare su tutti altri è stato il suo dirimpettaio dell’out mancino: Dries Mertens.
Aspettando San Siro – Sessanta minuti d’accademia. Troppo il divario tecnico con i propri avversari, il folletto di Leuven fino all’ingresso dopo un’ora di gioco di De Guzman è la calamita dell’offensiva partenopea. Il piccolo gioiello ai primi albori del match è il marchio di fabbrica del miglior Mertens ammirato in azzurro, quello che quest’anno si è palesato a corrente troppo alternata. Palla nell’angolo con traiettoria decisa, un tiro a giro che nasce da una carezza ricca di potenza e precisione. Tutto il suo match è una continua ricerca della giocata, dei suoi numeri migliori, morbido il pallone da piazzato con cui serve Hamsik per il 2-0, costanti le sortite con cui crea continui grattacapi alla retroguardia slovacca. Ad inizio ripresa cerca la perla: tunnel, finta sul breve e tocco sotto, di poco alto. Prima di uscire ancora con un lampo con un destro potente sul palo lontano, palla in corner per la gloria di Pernis. Benitez lo toglie nel momento giusto, a San Siro domenica la musica sarà diversa, l’antipasto europeo va agli archivi, alla Scala del calcio sarà l’ora delle conferme.
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 11 Dic 2014 - 23:31