“Devo trovare il modo di avere 150 milioni di euro all’anno in più, bisogna aumentare il fatturato per essere competitivi”. Esordisce così Aurelio De Laurentiis, che da Doha, come un terremoto, torna ad essere indiscusso protagonista della scena. A qualcuno era mancato, ad altri no, ma il presidente azzurro non passa di certo inosservato. Ciò che più stupisce è la sua “folle” proposta: la partecipazione dei tifosi alle quote societarie. Ma non chiamatelo azionariato popolare “sennò scrivete ‘na cazzata”. Un aiuto, per così dire. “Sento sempre dire che in giro per il mondo ci sono quasi sei milioni di tifosi napoletani. Ecco bisogna trovarne 150.000 che si interessino al club” – la butta lì – “mille euro a testa, che non so’ niente, in cambio di servizi e benefits per le partite in casa e fuori”.
E i tifosi cosa risponderebbero? L’amore per la propria squadra li spingerebbe a tanto? Guardando alle ultime partite giocate in casa con un San Paolo semivuoto per i risultati poco entusiasmanti di questa stagione, verrebbe da optare per una risposta negativa. 150 mila persone, poi, sono davvero tante. Bisognerebbe inoltre capire in cosa consisterebbero questi “benefits”: un abbonamento, in media, non arriva a quelle cifre (al di là della Tribuna D’Onore e la Posillipo) e con un impianto decisamente non accogliente i vantaggi da ottenere non sono facilmente ipotizzabili. Tra l’altro, la campagna abbonamenti del Napoli è stata davvero fallimentare (circa 8mila tessere), toccando i minimi storici dell’era De Laurentiis, sia per l’inadeguatezza della struttura, che per un mercato non allettante e per delle spese non facili da sostenere, viste le difficoltà economiche del Paese. “Allo stadio non si rinuncia mai”, era, fino a qualche anno fa, il dogma incontrastabile del tifoso medio partenopeo, ma, ad eccezione dei soliti fedelissimi, le cose sembrano essere cambiate.
Ma spostiamoci all’estero. Chi è che ha adoperato già questa soluzione? L’esempio più eclatante è il Barcellona, ma lì le cose sono un tantino diverse. La gran parte dei sostenitori blaugrana non ha aderito per motivi esclusivamente di natura sportiva, ma soprattutto sociali: l’appartenenza al territorio catalano e la volontà di difendere le proprie origini. Un discorso molto diverso e certamente più complesso da quello abbozzato da De Laurentiis, che ad ogni modo sembra avere le idee chiare. “Devo parlarne con i miei uomini, poi spiegherò il progetto”. E allora aspettiamo, magari risponderà alle nostre domande.
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