De Laurentiis e la telefonata misteriosa: “Scusate è Benigni, devo rispondere…”. Poi il nuovo progetto: “Abbiamo bisogno di 150 milioni, serve una mano dei tifosi: mille euro a testa non sono niente…”

Aurelio De Laurentiis è intervenuto da Doha, affrontando vari tematiche importanti. Ecco quanto riportato dai colleghi di Pianetanapoli.it:

“Non venderò mai il Napoli, lo faranno i miei figli se non sapranno gestirlo, sarà mio fino a che non morirò. Dobbiamo avere pazienza con questo modulo, abbiamo deciso di cambiare e ora dobbiamo pazientare, di certo non posso permettermi di avere due centrocampisti con ingaggio milionario, non rientra nei budget del Napoli, Benitez lo deve capire. Sto studiando un nuovo progetto per essere competitivi, ossia trovare altri 150 mln di fatturato, voglio imparare come si gestisce uno stadio, taglierò il cordone ombelicale con il sindaco di Napoli, parleranno i miei avvocati, non fatemi sparare sulla croce rossa. Sto studiando un progetto di azionariato popolare, i tifosi dovranno investire sul Napoli se vogliono essere competitivi, ma non avranno delle azioni in cambio ma una serie di servizi.  Se Rafa Benitez avrà la pazienza di sposare questo progetto sarò onorato perché lo stimo come uomo e per cultura e professionalità, altrimenti ce ne faremo una ragione e guarderemo oltre”

Durante la conferenza di De Laurentiis, poi c’è stato un fuori programma a sorpresa: la telefonata di Roberto Benigni. Ecco quanto riportato dai colleghi de La Stampa:

Scusate, è Benigni, devo rispondere. Lo so che sei Roberto. Ciao, mi chiedono se vieni a vedere la partita”. “In giornata non ce la faccio”. Poi di nuovo De Laurentiis: “Quando ti posso chiamare subito dopo le feste? Facciamo verso il 27, 28? C’avevo un’idea di cui ti volevo parlare”.  Finita la chiamata, al solito ha parlato di tutto: dalle polemiche sullo stadio con il comune (“ma non voglio sparare sulla croce rossa”) al contratto di Benitez (“orgoglioso di lavorare con lui, ma se non ha la pazienza di aspettare il nostro progetto ce ne faremo una ragione”), fino agli stage chiesti da Antonio Conte: “Uno che mi piace, perché ha carattere: il fatto è che in Italia piace chi dice sì, e lui è uno che dice no. Invece a me piace, e sul banco degli imputati non lo metto”. Però, De Laurentiis avrebbe regole nuove per la Nazionale: “Con l’Italia dovrebbero giocare solo quelli che hanno meno di 22 anni, tanto se uno è bravo già si vede a 19: guardate Pogba. E poi la Federcalcio dovrebbe decidersi a fare il campionato a 18 squadre. Anzi, lo dice Lotito che è per il compromesso: io dico a 16. Con il numero chiuso: scusate, ma è giusto che una 500 competa con una Ferrari?” Ne ha anche per l’allore ministro dello Sport Giovanna Melandri: “Ci ha buttato indietro di dieci anni”.

E per la politica: “Per amministrare una città ci vuole un manager non un politico: qui non funziona nulla”. Poi lancia l’ultima idea, per risolvere il problema della competitività del Napoli: “Devo trovare il modo di avere 150 milioni di euro all’anno in più”. Aumentare il fatturato, insomma: “Sento sempre dire che in giro per il mondo ci sono 5, 7 milioni di napoletani, tifosi, bacino di utenza. Bene, bisogna trovarne 150.000 che si interessino al club”.  Ma non chiamatelo azionariato popolare, “sennò scrivete una cazzata”. Mille euro a testa, “che non sono niente”, in cambio di servizi, per le partite in casa e fuori. “Devo parlarne con i miei uomini, poi spiegherò il progetto”.

 

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