Che i veri tifosi, quelli che gioiscono per le vittorie e patiscono per le sconfitte, non hanno mai abbandonato il Napoli, è una verità inconfutabile: lo zoccolo duro sempre presente al San Paolo, quei quindici mila che mai e poi mai si perderebbero una partita, sono sempre lì, presenti in ogni competizione e al di là dell’avversario più o meno di rango. Quest’anno però, in protesta verso la società più che verso la squadra, quei quindici mila sono stati spesso “soli”, e il San Paolo si è ritrovato ad essere più volte una cattedrale semi deserta. Di qui le parole di De Laurentiis sull’ambiente “poco maturo” per vincere lo scudetto.
IL SAPORE DELLA VITTORIA – Giusto o sbagliato che sia il ragionamento del Presidente, ieri potrebbe esserci stata un’inversione di tendenza sotto questo punto di vista: quasi trenta mila spettatori hanno affollato le tribune dell’impianto di Fuorigrotta per un allenamento d’esibizione in cui è stata anche mostrata la Supercoppa vinta a Doha contro la Juventus. La risposta del pubblico è stata eccezionale: la speranza è che ora anche i più scettici si siano convinti che il club, pur con tutti i suoi limiti che devono per forza di cose essere limati se si vuole puntare molto in alto, è in grado di mantenere costantemente la squadra ai vertici del calcio italiano, e competitiva per quello europeo.
SPALLA A SPALLA – Era un semplice allenamento, ma deve diventare una costante: il Napoli merita di ritrovare il “suo” pubblico ad ogni gara, quel pubblico in grado di essere davvero il dodicesimo uomo in campo, spronando la squadra e intimorendo gli avversari. Il dogma lanciato da Rafa Benitez ad inizio stagione, “spalla a spalla”, deve essere visto come un undicesimo comandamento. Tutti uniti, a remare verso lo stesso obbiettivo: poi a fine stagione si tireranno le somme, e ognuno sarà libero di assecondare la propria coscienza, fischiando o applaudendo. Ma solo quando i giochi saranno definitivamente chiusi.
Vincenzo Balzano
Articolo modificato 2 Gen 2015 - 23:53