Fiducia incondizionata e spalle larghe, ecco il ritorno di Rafael

La solitudine del portiere, uno degli aspetti più poetici dell’universo del pallone. Quel ruolo che in molti, da piccoli – quando il calcio è schiettezza, innocenza – lasciano sempre in disparte. Voglia di protagonismo da un lato, poca inclinazione alla responsabilità dall’altro, come ovvio. Essere un estremo difensore è soprattutto questo, un peso importante, l’ultimo baluardo della propria compagine, tutto si gioca sull’istante, sull’immediatezza, un piccolo, impercettibile errore, può compromettere la sorte di una sfida, di un’intera stagione.

Maturità – Solitudine che diventa immensa quando la sorte si accanisce, quando la rottura di un crociato ti impedisce di continuare un percorso che sta procedendo spedito, senza intoppi. Solitudine che rischia di diventare lancinante quando, al ritorno in campo dopo mesi, gli eventi non prendono la piega sperata, arrivano i paragoni con illustri predecessori, la critica è lì, a due passi, a colpire impietosa ad ogni insicurezza. Momenti che Rafael Cabral ha vissuto in pieno, senza nessuna esclusione, nulla gli è stato risparmiato, ma che ha affrontato a testa alta, forte di un’esperienza non comune per un ventiquatrenne(quasi 200 presenze con il Santos, una Recopa ed una Copa Libertadores, riflettori della Nazionale verdeoro ben puntati su di lui). Spalle forti che un crociato non può scalfire.

Intoccabile – Spesso, tutto questo può non bastare, scoramento e sconforto possono sempre prendere il sopravvento. L’arma in più per il portiere brasiliano è però arrivata da una guida, da un maestro di calcio che non abbandona di certo i suoi ragazzi alle prime difficoltà. Rafa Benitez ha sempre espresso la più totale, incondizionata, fiducia nel suo numero 1. Alle domande su Andujar, su un improbabile ritorno di Reina, la risposta è sempre stata univoca, limpida, sibillina: “Il titolare è Rafael”. Investitura chiara, forte, grazie alla quale lavorare con fiducia ritrovando se stessi. I risultati alla lunga stanno dando ragione. La magica sfida negli Emirati come consacrazione, ieri a Cesena 90′ minuti colmi di sicurezza, zero sbavature, supporto costante garantito ai compagni della retroguardia. La stoffa, il talento, del brasiliano non sono mai state in discussione, ora anche la testa è finalmente sgombra, Benitez si gode il ritorno del vero Rafael.

Edoardo Brancaccio

 

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