Più di due mesi, oltre sessanta giorni da quel comodo destro sul preciso invito tagliato di Gonzalo Higuain. De Sanctis battuto, Roma annichilita e San Paolo in delirio. La settimana dopo gli azzurri avrebbero espugnato Firenze, con una sosta alle porte che aveva in serbo per Josè Callejon il regalo più grande della sua carriera, la tanto agognata convocazione della Roja.
Polveri bagnate – Ascesa e caduta, blackout, il Calleti restituito da Del Bosque non era più l’esterno freddo e spietato che ha da subito conquistato la piazza partenopea. Corsa, impegno, sacrifici sempre encomiabili, ma la concretezza sotto porta, la giocata in grado di cambiare le sorti del match tardava ad arrivare. Il picco, in negativo, in una serata da incorniciare, nel trionfo di Doha non c’era traccia del talento di Motril. Inutili le critiche impietose, ingiuste, lecito attendersi un pizzico di appannamento dopo una seconda metà del 2014 condotta con il piede saldissimo sull’acceleratore, vero e proprio uomo in più anche quando l’intero collettivo sembrava contorcersi tra problemi ed incertezze.
Anno nuovo, vecchio Callejon – Attesa ripagata, pronti via ed è subito lo spagnolo a sbrogliare una matassa che avrebbe potuto prendere ben altra piega. Inserimento dei suoi dopo un’azione insistita di Higuain e Hamsik, il portiere dei romagnoli, Leali, non può nulla. Per il resto i soliti novanta minuti ricchi di corsa e lavoro in fase di non possesso, la condizione cresce – ed è evidente – e l’apporto è garantito, certificato. Un segnale importante dalla sfida del Manuzzi, le bocche di fuoco azzurre sono cariche al punto giusto, ed in prima fila c’è il numero 7 dei partenopei.
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 7 Gen 2015 - 10:57