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Sporcata la notte del ricordo. Gonzalo ci mette il piede, qualcuno ci avrà messo una mano

La stima e il rispetto, quella che va oltre i colori. E’ così il clima del Manuzzi nel pre gara, complice la presenza di tantissimi napoletani. E’ la notte del ricordo, la notte di Pino. Un omaggio che fa eco tra gli spalti sulle note di “Quando”. Un assaggio di quello che sarà il “San Paolo” domenica, quando si alzerà forte al cielo la voce dei 60.000. Dopo l’omaggio del Ferraris, Cesena non è da meno. Poi il minuto di silenzio, fortemente voluto da entrambe le società, rovinato da qualche fischio di troppo. L’aria malinconica sporcata da quella minoranza, che apre il match con il solito “Noi non siamo napoletani”. Va bene tutto, anche nel giorno di Pino, ma non l’esasperazione, che tocca i picchi a metà del secondo tempo.

Ancora una volta, dagli spalti del Manuzzi quel coro becero che macchia l’identità di una terra, già colpita nel profondo. Terra passionale e modesta, esempio di grandezza e gratitudine. Ancora una volta l’invocazione del Vesuvio, nella speranza che ci spazzi via, ma la risposta arriva dal campo, o forse dal cielo. Mertens serve il Pipita, destro-sinistro-destro e la palla finisce in rete. Il sigillo del match, quarto gol azzurro e secondo di Higuain, mette a tacere i cesenati. Qualcuno si sarà risentito, qualcuno avrà voluto zittire le offese a quella terra martoriata ma ben raccontata. Terra di speranza e cuore. Un gol che assume doppia valenza. Un gol che non fa la differenza sull’esito del match, ma schiaffo morale per chi forse non comprende l’attaccamento alle proprie radici e l’amore per la propria patria. E’ un argentino a servirgli il colpo di grazia. I meriti vanno a lui, e forse non solo. Gonzalo ci ha messo il piede, qualcuno ci avrà messo la mano. Grazie Pipita. Grazie Pino.

Francesca Di Vito
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Articolo modificato 7 Gen 2015 - 14:00

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redazione