Lasciarsi definitivamente la Juventus alla spalle, con tutti gli annessi e connessi degli strascichi arbitrali e presidenziali. Questo il diktat per il Napoli. Questo è quanto Rafa Benitez sta cercando di imprimere alla squadra in questi giorni negli allenamenti a Castel Volturno. Un gruppo che necessita di unità e serenità, quantomai dimostrate nel pranzo tutto azzurro con asado preparato dallo chef di giornata, Britos. Un’occasione per cementificare e compattare gli animi in vista della prossima sfida che attende gli azzurri, la Lazio.
LA SFIDA – Il lunch match di dopodomani si presenta come un crocevia importante nella stagione del Napoli. La gara dell’Olimpico per riprendere il cammino verso il terzo posto che vuol dire qualificazione Champions, che vuol dire obiettivo minimo dopo i pomposi proclami, poi ritratti, di inizio stagione. Quell’ambito piazzamento che è diventato, forse inaspettatamente, il concreto obiettivo anche della Lazio di mister Stefano Pioli. Sorprendentemente positiva la prima parte di stagione dei biancocelesti, partiti in sordina e senza grosse ambizioni e adesso al terzo posto in classifica con una lunghezza di vantaggio proprio sul Napoli e la Sampdoria, altra sorpresa. La squadra di Benitez è chiamata ad una prestazione di personalità, in trasferta, per la conquista di tre punti che avrebbero non solo i connotati del sorpasso in classifica, ma soprattutto lancerebbero un segnale al campionato e alle altre (tante) concorrenti per il terzo posto.
LA TRADIZIONE – Si affideranno a Gonzalo Higuain, gli azzurri. E non potrebbe essere altrimenti. Il suo bottino contro la Lazio è bello corposo: sei reti in tre partite lo scorso campionato. Contro i bianocelesti, in pratica, Higuain ha segnato sempre. Così come sempre, quest’incrocio ha rappresentato per lui un punto di svolta. Nel dicembre 2013 interruppe un digiuno che perdurava da quattro incontri siglando una doppietta nel 2-4 della 14° giornata che regalò la vittoria al Napoli dopo tre sconfitte consecutive. Stessa storia nel gennaio seguente, questa volta nei quarti di finale di Coppa Italia; il Pipita non timbrava il cartellino su azione da più di un mese ma si sbloccò proprio contro l’allora squadra di Reja raccogliendo una palla sporca di Callejon e siglando la rete che lanciò gli azzurri in semifinale. Memorabile, poi, la tripletta del 13 aprile 2014 dopo ben 450 minuti di astinenza.
La Lazio, dunque, è sinonimo di riscatto per il Pipita, di certo il leader tecnico ed emozionale di questa squadra. L’argentino è desideroso di bucare la rete dopo essere rimasto a digiuno contro la Vecchia Signora nella supersfida del San Paolo di cinque giorni fa. Una prestazione opaca, del tutto inaspettata dopo l’exploit in Supercoppa. Un flop inatteso, per uno come lui da sempre avvezzo alle grandi sfida. Per ritrovare la via del gol quale miglior avversario se non la Lazio, per distacco, la vittima preferita dell’attaccante nativo di Brest.
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