Una sconfitta del calcio italiano, l’ennesima, quella dell’Olimpico. Nella terra che ha visto consumare la triste tragedia di Ciro Esposito, il Napoli ci torna senza tifosi, ma la Lazio non è da meno. La corsa al terzo posto si gioca in un’atmosfera surreale, uno stadio che il Casms ha voluto pieno a metà: trasferta vietata ai partenopei e accesso proibito in curva agli ultrà laziali. E’ una cornice poco allegra, che non si lascia intimorire e alza ugualmente forte la voce. La risposta, nonostante il provvedimento, non è quella che ci si aspetta. I tifosi laziali che occupano i sedili delle tribune dell’Olimpico e i pochi presenti nelle curve non si smentiscono fin dai primi minuti .
E’ solo il secondo di gioco, quando la solita invocazione del Vesuvio rimbomba sotto il cielo di Roma, incuranti di multe e ulteriori provvedimenti. Un accenno di quanto torneranno a fare a gara in corso, ripetutamente. Davanti alle parole, i fatti del Comitato di Analisi Sulle Manifestazioni Sportive, scavalcati ancora da parole. La decisione, presa per punire i disordini dell’Olimpico durante il derby, non ha affatto smosso quella parte di tifoseria che si è ugualmente presentata allo stadio. Quella parte che, ancor prima di sostenere la squadra è lì per alimentare odio e polemiche. Succede a Roma, come a Napoli e da qualsiasi altra parte di Italia. Ma stavolta nel mirino c’è di nuovo il Vesuvio, stufo di ingiurie e istigazioni. Si faccia qualcosa, le sanzioni non basteranno mai a frenare la discriminazione.
Articolo modificato 19 Gen 2015 - 11:03