Quello visto nell’ultimo match con la Lazio è stato un Napoli combattivo, attento e decisamente all’italiana. Un Benitez inedito, che ha schierato una squadra a tratti passiva, ma poi letale nelle ripartenze. Una soluzione efficace – se pensiamo all’importantissimo risultato – anche se le sofferenze non sono state poche. Alcune gara vanno vinte anche in questo modo, con cinismo e concretezza, non per forza col bel gioco.
Ma tutto è cominciato già alcune partite fa, e precisamente a Doha. Spazio ai due mediani di interdizione, Gargano e Lopez, fuori le “menti pensanti”, Jorginho e Inler. Non solo perché finora avevano deluso e tanto, ma soprattutto per la volontà di ottenere un Napoli più coperto e attento alla fase difensiva. Un muro da sei uomini per proteggere la porta di Rafael più la duttilità di de Guzman, utilizzato praticamente in ogni ruolo della trequarti, e spesso partendo da posizioni più centrali per poi allargarsi e viceversa.
Questo snaturamento del Benitez pensiero, è però dettato anche da altre manchevolezze. Il centrocampo degli azzurri pecca di qualità: manca un leader dai piedi buoni che sappia trascinare i suoi, impostare il gioco e al tempo stesso garantire quell’equilibrio necessario per schierare quattro uomini offensivi.
E il punto debole di questo Napoli è proprio la mediana. Troppo spesso si fa fatica a gestire il possesso palla, e se da un lato i due incontristi assicurano maggiore protezione alla difesa, dall’altro causano uno schiacciamento della squadra.
Ma il problema non è di pronta soluzione. Il mercato di riparazione non concede svariate scelte e comprare tanto per comprare sarebbe un errore grossolano. A giugno si dovrà intervenire anche con maggiore urgenza rispetto alla difesa. Il Napoli ha certamente una squadra competitiva e con tanta qualità in attacco, ma per il salto in avanti, quello che serve per lottare per traguardi più ambiziosi, servirà almeno un centrocampista di spessore. La differenza con Roma e Juventus è soprattutto in questo.
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