La fascia di capitano in una piazza calda ed esigente come quella del Napoli è un onere ed un onore, un’arma a doppio taglio pronta a diventare un macigno pesante e simbolo di responsabilità nei momenti in salita, una spinta in più e grande motivo di orgoglio in quelli in discesa. Ben lo sa Marek Hamsik che quella fascia ormai la indossa da un anno, spesso accusato da tifosi ed addetti ai lavori di non avere la giusta stoffa da leader per prendere per mano la squadra e trascinarla nei momenti topici.
NUMERI ALTALENANTI. Le prestazioni dello slovacco continuano spesso ad essere altalenanti. Nell’ultimo mese ha disputato metà partita di Supercoppa a Doha, la trasferta di Cesena risultando tra i protagonisti con gol ed assist, 60′ del big match del “San Paolo” contro la Juventus subentrando poi a Mertens al 62′ all’Olimpico contro la Lazio. Rendimento discontinuo così come il suo utilizzo da parte di Benitez, alla ricerca della continuità e della rete che spesso sfiora.
MALESSERE PERSONALE. Ma Hamsik è il primo che si rende conto di dover dare molto di più alla sua squadra. Quando ieri contro l’Udinese in Coppa Italia, Orsato concede il calcio di rigore al Napoli al 2′ di gioco, sul dischetto non va Marek, non si reca il capitano. La sfida dagli undici metri la lancia Mertens, colpendo poi la traversa piena. E sarà solo l’inizio per lo slovacco, spesso chiamato in causa dai compagni come collante tra i reparti. Fa tanto movimento, innesca l’azione ma appare abulico, lento, troppo morbido. Basta una spallata per rubargli palla ed i difensori bianconeri non fanno complimenti. Tanti gli errori, così come il nervosismo di chi sa che le proprie potenzialità sono ben altre.
LA SVOLTA. Poi la svolta: si va ai supplementari e ci pensa lui a sbloccare ancora il risultato, con un colpo di genio da fuoriclasse: gran tiro dalla distanza imparabile per Scuffet, come solo lo slovacco sa fare. Esplode un freddo “San Paolo” ma soprattutto Hamsik, rabbioso con se stesso, per una continuità che non riesce a trovare. Palesa tutta la grinta ed un carattere che spesso fa fatica ad emerge, che tiene sopito per non trasmettere sensazioni negative alla squadra ma solo quella voglia di vincere e fare bene che traspariva anche ieri sera. E non è tutto: nel finale sfida finalmente il dischetto: rigore magistrale ed importantissimo per il passaggio del turno del Napoli.
Che questo sia davvero il punto di svolta definitivo per Marek. che prenda la sua rabbia, la sua grinta, il suo carattere e ne dispensi a profusione per tutta la seconda parte di una stagione ricca di impegni che può regalare ancora tantissime soddisfazione. Ne ha bisogno il Napoli, ne hanno bisogno i tifosi ma soprattutto ne ha bisogno Marekiaro.
Alessia Bartiromo
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