È rimasto a Napoli solo sei mesi, il tempo di retrocedere in serie B, nel 2001, sotto la gestione Mondonico. Eppure di Napoli, e del Napoli, conserva un ricordo intatto e significativo: “Erano giorni difficilissimi, il club navigava in cattive acque e non riuscimmo a salvarci. Ma era commovente l’abnegazione di tutti quelli che lavoravano in società: a partire dai dirigenti per finire all’ultimo dei magazzinieri. Persone che percepivano uno stipendio minimo, e a volte nemmeno con precisione. Eppure lavoravano in maniera instancabile: il Napoli per loro era una sorta di “culto”, una religione che non si poteva tradire. È stato così che ho capito quanto i napoletani siano innamorati della loro squadra”. Parole bellissime quelle che Alberto Fontana, ex portiere azzurro (e del Chievo, oggi avversario del Napoli), ha affidato in esclusiva a Spazionapoli.it.
Ora la storia è diversa. Il Napoli lotta per le prime posizioni della serie A e oggi affronta una di quelle squadre che lo hanno fatto spesso soffrire.
“Ma queste non sono mai partite facili. Il Chievo attraversa un buon momento, è una squadra molto ben organizzata: gli uomini di Maran occupano in maniera perfetta gli spazi, non regalano nulla. Il Napoli dal canto suo deve evitare quelle amnesie che in passato gli sono costati punti carissimi. Questa è la differenza che ancora sussiste con le prime della classe, soprattutto con la Juve: i bianconeri, pur soffrendo a volte, riescono sempre a portare a casa certi risultati”.
Atteggiamento mentale sbagliato o squadra ancora non pronta dal punto di vista tecnico per competere con la Juventus?
“Il Napoli in attacco è devastante. Secondo il mio parere anche più forte dei bianconeri e della Roma. Ma a volte gli manca quella cattiveria che serve per vincere partite come quella di oggi. Il calcio italiano non perdona”.
Un cambio di mentalità sembra esserci stato negli ultimi tempi. Partite vinte anche soffrendo, come successo con Lazio e Genoa.
“Ecco, sono queste le gare che poi fanno la differenza a fine stagione. A volte vincere per 1-0, senza strappare applausi scroscianti e complimenti della critica, è la linea di discrimine tra una squadra veramente grande e una che ancora non lo è”.
Cosa deve temere di più il Napoli al Bentegodi?
“Il Chievo è una realtà del nostro campionato. Ha un’organizzazione societaria da grande club, sebbene non lo sia: io ci ho giocato e lo posso garantire. Dal punto di vista tecnico la squadra di Maran è nettamente inferiore, se il Napoli mantiene alta la tensione psicologica non ha di che preoccuparsi”
Articolo modificato 31 Gen 2015 - 18:58