L’ex calciatore azzurro ed osservatore dell’Udinese Andrea Carnevale è stato ospite negli studi di Canale 21 e della trasmissione “Il Bello del Calcio”, dove ha rilasciato interessanti e curiose dichiarazioni parlando del Napoli, del match del “San Paolo” e del suo passato da giocatore. Ecco quanto evidenziato a SpazioNapoli.
“I primi venti minuti del Napoli sono stati di grandissimo livello, il loro attacco è micidiale. Siamo stati bravi a riaprire la partita ma l’autorete di Thereau ci ha tagliato le gambe. La Roma dista solo 4 punti e quindi è alla portata, ora però si fa più dura perché i giallorossi recuperano Gervinho. Sarà interessante il duello Strinic-Ghoualm sulla fascia sinistra. Il croato è più difensivo, mentre Ghoulam si esprime un pochino meglio quando si spinge in avanti. Confesso che l’algerino era anche nella nostra “lista”, poi non riuscimmo a prenderlo perché il suo costo era abbastanza elevato“.
“Allan? È un giocatore importante, piace al Napoli ma credo che possa finire all’estero. È pronto per il salto in una squadra di altissimo livello. Costo? Ad oggi parliamo di almeno 20 milioni“.
La discussione si sposta ai tempi in cui Carnevale giocava in azzurro insieme a Maradona: “Qualche volta sento dire che Tizio o Caio sono gli eredi di Diego. La verità è che uno così non aveva rivali ai miei tempi e figuriamoci oggi, un altro Maradona non esiste. In alcune occasioni è capitato che Diego mi venisse a svegliare nel cuore della notte con alcuni amici suoi, io gli aprivo le porte di casa e lo lasciavo entrare. Dopodiché gli dicevo che sarei andato a dormire perché il giorno dopo avevamo l’allenamento, lui invece restava sveglio con gli amici fino al mattino“.
“Fuori era così, poi in campo faceva quello che voleva ma soprattutto dava coraggio ai compagni. Il primo ero io. In una partita stavo giocando davvero male e lui si avvicinò dicendomi: “Non ti preoccupare, ci sono io che ti aiuto”. Quelle parole mi diedero una fiducia incredibile, Diego era così, era unico“.
“Careca? Quando arrivò mi arrabbiai molto, tant’è che dichiarai alla stampa: “ma che l’hanno preso a fare?”. Dopo un giorno mi dovetti ricredere, era un fenomeno. Anche restare in panchina diventava un piacere pur di ammirarlo“.
Articolo modificato 10 Feb 2015 - 09:50