Pierluigi Collina ha voglia di cambiare le regole. Nell’intervista apparsa nell’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport in occasione del suo 55esimo compleanno, il designatore Uefa, parla di innovazione.
Soprattutto per quanto riguarda il fuorigioco. “Non si può chiedere ad un assistente di valutare i centimetri, serve un diverso equilibrio della regola. Se chiedessimo ad un guardalinee di giudicare certe situazioni gli chiederemmo un compito non umano, ma allo stesso è un paradosso chiedere di accettare l’errore perché la valutazione è impossibile da fare. Credo che qualcuno debba al più presto mettere mano alla questione”.
E sul fallo di mano: “È l’unica regola a prevedere la punibilità solo in caso di gesto volontario. Le complicazioni arrivano perché si è cercato di codificarla attraverso una serie di fattori andando molto oltre il significato letterale del termine. Al replay sembrano tutti volontari, ma in realtà non è così”.
Poi qualche considerazione sulla tripla sanzione. “La quasi totalità del mondo del calcio ritiene rigore più rosso e squalifica una punizione eccessiva. L’obiettivo era punire chi volontariamente commetteva un fallo per impedire all’avversario di andare a rete, non chi cerca onestamente di arrivare sulla sfera ma arriva con un attimo di ritardo”.
Collina si sofferma infine sui gol fantasma: “Non ha senso dare responsabilità ai giudici di porta, non sono stati pensati con questa funzione. La tecnologia del gol-non gol e gli addizionali possono essere usati insieme, bisogna però considerare il rapporto costo/benefici “, e conclude con il cartellino bianco: “A livello giovanile ha ottenuto ottimi risultati: ora va testato su un campionato più importante ma trovo giusto cercare di dare un’immagine di correttezza e fair play”.