Era una fredda domenica, il 4 gennaio, quando De Laurentiis ha palesato il suo regalo di Natale ai tifosi, seppur con qualche giorno di ritardo. La notizia era ormai nell’aria da settimane, avvalorata da esultanze smorzate gridate a voce rauca e numerose indiscrezioni dalle cinque terre fino all’ombra del Vesuvio. Manolo Gabbiadini è arrivato in azzurro in punta di piedi in un giorno di festa, come il più forte degli ossimori del calcio e della vita. Lui, che prima dell’ufficialità del suo acquisto non ha mai dichiarato o detto nulla se non la mattina del suo addio da Genova, quando ha liberato lo spogliatoio. Una leggera vena malinconica ma parole già decise. “Sono pronto e carico per questa avventura con il Napoli”. Non c’era altro da aggiungere. Lui, costantemente tranquillo, sereno, ai limiti dell’introverso e votato completamente al lavoro ed al sacrificio, pronto per brillare in una piazza esigente, molto diversa da quella doriana.
L’INIZIO. Quella domenica, così vicina eppure già lontana, Manolo non si aspettava un’accoglienza del genere. Eppure era il “GabbiaDay” così come molti lo avevano soprannominato, noi di SpazioNapoli in primis, mentre sgusciava da Capodichino da un’uscita posteriore per evitare le migliaia di presenze che lo acclamavano. Migliaia. Per un giocatore che ancora non aveva firmato il contratto, che ancora non si era visto giocare, che gli riempirono gli occhi di gioia e di emozione. Fiducia massima del popolo partenopeo ed altrettanta quella di Benitez, che non ha mai nascosto la sua immensa stima per l’ala, un vero jolly del reparto più avanzato e lo ha dimostrato subito in questo primo mese azzurro, da protagonista nel match di Verona contro il Chievo e contro l’Udinese, siglando due reti con un preziosissimo zampino su una terza.
LA TATTICA. Nonostante sia sull’out mancino, in una posizione nella quale è comodo ma non perfettamente a suo agio, riesce a regalare spettacolo, quantità e spessore al reparto avanzato, agendo da collante con la mediana con una visione di gioco a trecentosessanta gradi, fluida ed intelligente. Finalizzatore ma non solo, innesca perfettamente i compagni pur conoscendo ancora poco i loro movimenti, seguendo perfettamente le indicazioni di Benitez. Ma guai a provarlo a fregare con le classica domanda “Dove ti piacerebbe giocare?”, lui non ci casca e ripete senza alcun tentennamento: “Dove e quando vuole il mister, resto a disposizione”.
IL FUTURO. Solo ventitré anni e la voglia di crescere e fare bene, con l’umiltà ed il grande talento per riuscirci. Un grande colpo di mercato strappato alla concorrenza, che può trascinare i partenopei in qualsiasi competizione. A dimostrazione di quanto sia apprezzato, i continui attestati di stima di ex allenatori, compagni, tifosi ed addetti ai lavori, fino ad un altro bagno di folla ieri a Napoli, per un evento organizzato dalla società. Ancora un abbraccio azzurro, ancora per Gabbiadini. Perché insieme, si può arrivare davvero lontano.
Alessia Bartiromo
RIPRODUZIONE RISERVATA