Sono tra i simboli più belli del calcio giovane e talentuoso che avanza in Italia, purtroppo un’eccezione in un Paese che dà sempre poca fiducia alle nuove leve, preferendo i campioni internazionali già formati. Sotto i riflettori di Napoli-Sassuolo lunedì al “San Paolo” ci saranno loro, Manolo Gabbiadini e Simone Zaza, tra le punte di diamante rispettivamente dei partenopei e degli emiliani, che si daranno battaglia a suon di reti, qualità e carisma.
LA CARRIERA DI MANOLO. Entrambi classe 1991, nonostante la giovane età hanno alle spalle due carriere già ben delineate con una massiccia dose di esperienza. Una lunga gavetta per l’ala del Napoli partito dalle giovanili dell’Atalanta e poi girato in prestito al Palazzolo ed al Montichiari. Nel 2008 torna nella squadra regina di Bergamo, esordendo a 18 anni in serie A. Il suo talento è già cristallino, così come un temperamento tranquillo ma carico in campo, con una versatilità tattica già spiccata. Ancora qualche esperienza al Cittadella ed al Bologna, fino alla consacrazione nel 2013 alla Sampdoria. Mihajlovic lo forgia e lo fa diventare un attaccante completo, capace di ricoprire tutti i ruoli del reparto più avanzato. Reti, ottimi voti in pagella ed il consenso di allenatori ed addetti ai lavori: Gabbiadini diventa uno dei giovani italiani più promettenti già in pianta stabile nel giro dell’Under 21 e della Nazionale maggiore. Il 5 gennaio di quest’anno viene acquistato dal Napoli per 13 milioni di euro, per colmare il vuoto lasciato dal lungo infortunio di Insigne. L’ex doriano si immerge subito al meglio nelle nuove realtà partenopea, importante per le gerarchie di Benitez e vero jolly da sfruttare all’occorrenza, sia da titolare che a gara iniziata. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: tre reti con la maglia azzurra in campionato ed una anche in Europa League giovedì in Turchia, a conferma dell’ottimo momento di forma.
LA FAVOLA DI SIMONE. Quella di Simone Zaza è una storia un po’ diversa rispetto a quella di Gabbiadini, con un percorso simile a molti aspiranti calciatori del Sud. Cresciuto nelle giovanili della Stella Azzurra Bernalda, a soli undici anni si trasferisce al Valdera in prestito, dove vi rimane fino al 2006. Passa ufficialmente all’Atalanta, dove si fa già notare per il velenoso sinistro e la spiccata propensione a fare gol. Nel 2009 l’esordio in serie A con i nerazzurri, non trovando però mai troppo spazio e continuità. Dopo due stagioni altalenanti, viene svincolato e passa alla Sampdoria ma anche in questo caso non troverà fortuna: viene infatti prima ceduto in prestito alla Juve Stabia tra i cadetti collezionando solo quattro presenze, poi al Viareggio dove inanella 18 presenze ed undici reti e finalmente all’Ascoli in serie B, ambiente perfetto per emergere. E vi riesce a pieno: 35 presenze e 18 reti con l’immensa fiducia di tutto il club, portandolo alla salvezza. Nel luglio 2013 viene acquistato dalla Juventus che lo gira in prestito al Sassuolo: avviene qui il definitivo salto di qualità, bomber principe degli emiliani fino alla chiamata di Conte per la Nazionale maggiore, dove troverà subito spazio e consensi. Fino ad ora, con il Sassuolo ben 50 presenze e 17 reti ed una lista lunghissima di qualità immense: spiccato fiuto del gol, grande visione di gioco, spirito di sacrificio, senso della posizione e soprattutto reti di pregevolissima fattura come quella siglata proprio al “San Paolo” nella scorsa stagione, che regalò ai suoi il primo punto della storia in serie A.
Insomma, si preannuncia una sfida davvero interessante tra due indiscussi patrimoni del calcio italiano. Due giovani che vivono di calcio e con la test sulle spalle, carismatici in campo e dalla grandissima classe, che trascinano per mano la Nazionale ed i rispettivi club. Lunedì però, sarà battaglia vera: solo il campo dirà chi sarà il migliore, ma a trionfare resterà sicuramente il vero calcio italiano.
Alessia Bartiromo
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Articolo modificato 21 Feb 2015 - 10:40