Una storia d’amore incancellabile, fatta di scelte ardite – era nel giro della Nazionale prima di scendere in Serie B – e lacrime di gioia. Brividi, momenti indelebili, stagioni entusiasmanti a coronamento di 278 presenze in azzurro, a cui vanno ad aggiungersi le due della prima esperienza agli esordi.
Ritorno a casa – Il Monday Night di domani non sarà, non potrebbe mai, un semplice Napoli-Sassuolo, il gruppo di Di Francesco è indubbiamente da prendere con le molle, ma ad aggiungere quel quid in più alla sfida del San Paolo c’è un ritorno a casa che va oltre la mera retorica, dipinge a tinte forti i tratti di un immenso abbraccio ad un vero figlio di Napoli, lo storico capitano della rinascita partenopea: Paolo Cannavaro. Su quell’epilogo amaro, affrontato comunque da Cannavaro con profondo rispetto ed umiltà, meglio non soffermarsi.
Sogni che si avverano – Il ricordo cade doveroso a delle date incastonate nella memoria di tutti i tifosi azzurri, che l’ex difensore partenopeo ha inciso sulla propria pelle. Indimenticabile il 10 giugno del 2007, ritorno in A, l’ascesa definitiva dagli inferi, la pietra tombale su quell’incubo fatto di fallimento e serie minori, con il Napoli finalmente pronto a rituffarsi nel contesto che gli è proprio, in quell’habitat naturale per troppo tempo privato della piazza partenopea. Lacrime in quel Genoa-Napoli, come quelle del 15 maggio 2011, Napoli-Inter finisce 1-1 e gli azzurri dopo oltre vent’anni tornano protagonisti in Champions League. Brividi, quelli dell‘Ethiad di Manchester nel settembre del 2011, esordio nella massima competizione europea, sempre con la fascia stretta al braccio, sentendo per la prima volta quel boato unico che farà, comunque, storia. Tutto culmina l’anno seguente, 20 maggio 2012, Napoli-Juventus finisce 2-0 ed il Napoli, dalla Supercoppa del 1991 torna ad arricchire la propria bacheca. Una Coppa Italia sollevata con orgoglio, da capitano vero, coronando i sogni di un bambino del Rione Traiano.
“A Napoli ho vinto una scommessa, quando scelsi di andare in B nel 2007 molti mi diedero del pazzo”. Molto più di una scommessa, verrebbe da dire, un uomo simbolo di una realtà rinata stagione dopo stagione, annata dopo annata, diventando una solida realtà italiana ed europea. Domani Fuorigrotta sarà chiamata a riabbracciare un grande pezzo di storia azzurra.
Edoardo Brancaccio