Più che dualismo una concorrenza proficua. La chiave di volta necessaria in una compagine che vuole tenere, a dovere, il passo su tre fronti, agli albori di marzo. L’impatto trascinante di Manolo Gabbiadini in azzurro ha sparigliato le carte, smosso le certezze di una titolarità che Josè Callejon non ha mai visto realmente in discussione nella sua esperienza in riva al Golfo.
Poli opposti – Sono quattro le reti per l’ex Samp in azzurro, in poco più di un mese. Abbinate ad assist, giocate, un feeling crescente con Gonzalo Higuain. “Semplice giocare con certi campioni”, la naturalezza del ragazzo di provincia che è emerso grazie a talento, intelligenza e duro lavoro. Impegno attestato dal campo, sempre più calato a dovere nei disegni di Rafa Benitez. Abnegazione che è la caratteristica che più si addice a Callejon, ma il tractor di Motril sembra aver assunto, gara dopo gara, sempre più le sembianze del caballero triste. Sparito il sorriso dal suo sguardo guascone, quel goal che manca dalla trasferta di Cesena, andando a ritroso addirittura dalla sfida del San Paolo contro la Roma . Albori di novembre, l’apogeo massimo della partenopea di Calleti, un rendimento da attaccante puro e lì a giocarsi lo scettro dei bomber con Carlos Tevez. Momenti che appaiono lontani un’eternità.
Possibilità – La sfida di lunedì scorso contro il Sassuolo ha anche aperto una possibilità diversa. Entrambi in campo ad alternarsi sull’out offensivo. Una variante tattica di tutto rispetto, garantendo comunque il necessario equilibrio grazie all’utilizzo di giocatori come De Guzman e Hamsik sulla trequarti, pronti a schiacciarsi in mediana a supporto della fase di non possesso. Sfruttare la verve di Gabbiadini senza accantonare il costante, continuo tentativo di rilancio, anche morale, di Callejon, un elemento dal quale il progetto azzurro non può prescindere in questo acceso finale di stagione.
Edoardo Brancaccio