Concreto, o meglio imprescindibile, se lo si volesse definire. Ci mette la firma – ancora una volta – dentro e poi fuori dal campo. In questo caso i riferimenti non sono affatto casuali: è Manolo Gabbiadini il soggetto in questione, che veste il manto da eroe anche nella notte di coppa. Una trasferta che vede il Napoli con un piede già in finale, reduce da un pareggio non affatto male. I fischi assordanti e i cori ingiuriosi dei laziali – a tratti meno fastidiosi delle voci che fanno da commento alla gara – non frenano l’ambizione di Manolo. Così come il momentaneo vantaggio dei biancocelesti, che si impongono per un intero tempo di gioco, lasciando viaggiare la palla come vogliono.
Timido, impreciso e distratto il Napoli della prima frazione di gioco. La strigliata di Rafa, però, sembra dare i suoi frutti al rientro in campo. La mediana chiude gli spazi, Mertens prende velocità, Higuain inventa e Manolo insacca la palla. Troppo facile per uno abituato alle distanze e al pressing avversario. Dubbio lecito sulla volontà di Gonzalo che, senza nemmeno alzare la testa, calcia a freddo la palla. Un tiro per qualcuno, un assist per altri, ma conta poco, Manolo ci mette il piedino d’oro e restituisce il favore a Pioli.
Terzo gol nella competizione nazionale, primo da quando veste l’azzurro. Un vizio, o meglio chiamarla abitudine, a cui proprio non può e non sa rinunciare. Il bergamasco, che ha ripetutamente soffiato il posto agli eterni titolari – Callejon in primis – dispensa gioie e conferme. Cinque gol in appena due mesi partenopei, senza tener conto dell’incredibile capacità di variare da un fronte all’altro del campo. Non di certo la sua prestazione migliore quella dell’Olimpico, ma il lavoro sporco ha fruttato ancora. L’ha ribadito ai microfoni, pur nascondendo il sorriso, e poi nel mondo social: il Napoli può e deve crederci, perché a saziare la fame di Manolo non basteranno le reti, questa coppa vuole vincerla più di chiunque altro.
Articolo modificato 5 Mar 2015 - 10:48