Stadio Olimpico, ottavi di finale di Europa League la squadra di Garcia esce sotto i fischi dei propri sostenitori, a testa bassa e coda tra le gambe. Un periodo nero per i colori giallorossi; dopo aver assaporato l’alta classifica e sognato lo scudetto, la realtà è fatta di sconfitte e pareggi condite dall’uscita prematura da Coppa Italia ed Europa “minore”, tutto per mano della viola.
Siamo sicuri che il tecnico francese sognerà l’aeroplanino Montella nei suoi peggiori incubi. Pareggio al Franchi e sconfitta in casa, dopo trenta minuti erano già sotto di tre goal.
I supporters giallorossi, da sempre calorosi compagni di viaggio per la squadra capitolina, non hanno chiuso un occhio e dopo giornate di disastri sportivi hanno chiesto delucidazioni a Totti e compagni. Perchè qui, in Italia, tutto ciò è prassi.
Prassi vedere agguerriti tifosi scavalcare balaustre e chiedere giustificazioni delle brutte prestazioni in campo. Prassi ammirare uomini in pantaloncini corti e fascia all’avambraccio avvicinarsi alle recinzioni o aspettare in delegazione gruppi di pseudo-tifosi desiderosi di conoscere i perchè di prestazioni deludenti.
Prassi nel calcio dello stivale.
Perchè tutto è normalità nel calcio italiano, dove ci sono squadre che falliscono ed ottengono lo spalma–debiti, altre che passano di mano in mano prima di essere salvate dall’intera serie A congiunta nel pagare stipendi e garantire la continuità sportiva.
Ieri sera all’Olimpico si è assistiti ancora una volta alla perpetuante morte del calcio nostrano. Totti, De Rossi e la Roma tutta a giustificare le proprie prestazioni nello stesso stadio che fu mesi addietro palcoscenico di una finale di Coppa Italia che è ancora nella mente e negli occhi di tutti i tifosi azzurri.
Stesse scene, stesso campo, differente indignazione. Non era giustificabile all’epoca dei fatti la presenza di ultras napoletani a discutere con Hamsik. Il tifoso partenopeo preso di mira come appartenente a cosche malavitose in grado di decidere come e dove svolgere le partite. Gennaro De Tommaso meglio conosciuto come Genny a’ carogna diventato per un giorno più famoso dei suoi stessi beniamini.
In prima pagina su tutti i telegiornali nazionali ed internazionali l’impresentabile supporter azzurro divenne in poche ore il vero problema dell’Italia calcistica.
Dov’è la critica oggi dopo le scene di ieri sera all’Olimpico? Dove i sapientoni che urlavano al camorrista non sottolineando le inadempienze della macchina organizzativa nazionale? Dove gli attenti conoscitori del calcio italiano, pronti a scrivere e dibattere sulle soluzioni per risollevare questo calcio malato?
Oggi tutto tacerà, come se ieri sera su quella balaustra non fosse salito nessuno.
Antonio Picarelli