Cittadini del mondo, arrivati con cognizione di causa in due realtà molto, forse troppo, calcisticamente impegnative. Chissà quante volte avranno detto “Ma chi me l’ha fatto fare”, dimenticando poi tutto il resto alla prima esplosione di gioia della Curva o alla prima vittoria della squadra. Spagna contro Francia, Napoli contro Roma. O meglio, Rafa Benitez vs Rudi Garcia, due tecnici così diversi eppure al momento accomunati da un destino simile: doversi giocare il tutto per tutto l’uno di fronte all’altro sabato pomeriggio all’Olimpico.
Un sabato di passione insomma, e mai frase fu più appropriata per il giorno che precede la Santa Pasqua. Chissà quali soprese riserverà l’uovo capitolino, ultima chance di aggancio per i partenopei e boccata d’ossigeno per i giallorossi, già annichiliti al “San Paolo” nella gara di andata. Serve il bis, un’altra partita perfetta. Era una Roma diversa e forse il sempre caro buon vecchio Napoli, quello degli alti e bassi, quello della corrente alternata in campionato, capace di vincere contro le big e di arrendersi al cospetto di un modesto ma agguerrito Torino. Della gara se ne sta parlando fin troppo: ultima spiaggia, zona Champions, match tra deluse suicida. Eh si, perché continuano complicandosi la vita in un stagione già scritta e che le avrebbe viste senza dubbio tra le indiscusse e solitarie antagoniste della Juventus. Qualcosa però è andato storto alle spalle di una già imprendibile e furbetta Vecchia Signora: 14 punti di baratro tra la capolista e la squadra di Totti, un’immensità con Lazio, Samp e Napoli a seguire.
Ma più che singolari sono proprio le storie dei due tecnici. Monsieur Rudi è un affascinante ragazzotto di 51 anni, nato in Francia, con origini andaluse il cui nome però è stato dato in onore di un ciclista tedesco. Un po’ di confusione, insomma. Dopo una breve ma intensa carriera da calciatore e le esperienze con Saint-Étienne, Digione, La Mans e Lille, approda nel 2013 alla Roma. Stagione dei record nel 2013 con 17 risultati utili consecutivi ma secondo posto in campionato alle spalle della solita Juventus contiana. Poi, un buon mercato estivo, tanti proclami, il fiato sul collo ed un tracollo improvviso, inaspettato, con la rimonta subita non solo dal Napoli ma anche dalla Sampdoria e dagli acerrimi rivali della Lazio. L’Olimpico lo odia, la città vuole la sua testa. Insomma, oneri ed onori di una piazza calda ed esigente. Per calmarsi e farsi scivolare tutto di dosso, tanta camomilla, il solito savoir faire e qualche lezione di violino, che impartisce nelle lontanissime notti di Champions, ormai da tempo solo un flebile ricordo.
La storia di Rafael Benítez Maudes da Madrid la conosciamo ormai tutti. Il re di Coppe ha vinto tutto in giro per l’Europa, sposando anch’egli la causa partenopea due stagioni fa. Il cammino è stato sicuramente più esaltante: Coppa Italia e Supercoppa nel 2014 ed al momento squadra ancora in corsa su tre fronti: campionato, semifinale di Coppa Italia e quarti di finale di Europa League. Eppure non basta per vivere sogni tranquilli. La notte si sveglia interrogando il proprio cuscino, fido amico e confidente di sempre, interpellandolo sulla migliore formazione da schierare per far tacere tifosi ed addetti ai lavori, tra un proverbio e l’ossessione del rinnovo. Sogni ricorrenti insomma, che fanno tutti rima con integralismo tattico. E’ questa la maggiore accusa mossagli da tutta Italia, causa primaria della mancanza di continuità di un Napoli che avrebbe dovuto divorare anche il campionato. Insaziabili.
Ed eccoli qui, il sabato Santo a darsi battaglia tra un violino ed una dottrina integralista, tra un infortunato scomparso ed un toro scatenato in panchina, tra delusi e confusi alla conquista dell’intera posta in palio. Chi la spunterà? Lo deciderà solo il campo. Ma tra una risata ed una critica, i tifosi farebbero bene a tenersi stretti questi due allenatori, indiscusse eccellenze del calcio europeo e con un modus operandi davvero come pochi. Chapeau, tocamos madera e che vinca il migliore: con la speranza però, che il violino giallorosso sabato non sia accordato.
Alessia Bartiromo
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