Cara sportività, dove sei finita?
È vero, quella dei raccattapalle che ritardano il gioco quando la squadra di casa deve amministrare il vantaggio è una pratica risaputa, è uno di quegli “insegnamenti” dettati sin dall’inizio ai ragazzini che si avvicinano al mondo del calcio, assieme ad altri “consigli”: guadagnare metri sulle rimesse laterali e in occasione dei calci di punizione, simulare un calcio di rigore, provocare l’avversario già ammonito ed altre perle del genere.
Colpa di chi “educa” i giovani calciatori, gli allenatori delle scuole calcio e i genitori arrivisti alle loro spalle, quelli convinti di avere in casa i nuovi talenti mondiali capaci di risollevare le sorti della propria famiglia, morali ed economiche.
Una delle prime esperienze con il calcio dei “grandi”, per questi ragazzi, è il ruolo di raccattapalle dove dovrebbero farsi trovare pronti, attenti e irreprensibili. Invece.
Invece ieri, nel corso del secondo tempo tra Roma e Napoli, si è consumato un fenomeno da baraccone avente protagonista un raccattapalle che, ogni qualvolta il pallone usciva sull’out destro della parte di campo dove attaccavano gli azzurri, irrideva i calciatori di Benitez con comportamenti che definire scorretti sarebbe eufemistico: lentezza evidentissima nel recuperare il pallone, qualche palleggio, altrettanto comportamento moviolistico nella restituzione. Al termine di ogni sua “giocata”, di rito, si girava verso la tribuna in cerca del suo puntuale momento di celebrità in cui il pubblico lo omaggiava con applausi, foto e video dai cellulari.
Andy Wharol del resto lo disse anni addietro: ogni persona è all’eterna ricerca dei suoi 15 minuti di celebrità.
Questo ragazzino l’ha trovata ieri e, ne siamo convinti e lo speriamo per amore di questo sport, finirà lì: sei vuoi diventare un campione hai bisogno di altre doti, quella di ingannare il prossimo e che ti fa apparire più “furbo” agli occhi degli altri non porta lontano, stanne sicuro.
Sia chiaro: il risultato della partita di ieri non è dipeso minimamente da questo episodi ma, in ogni caso, si tratta di gesti che sarebbe preferibile evitare se si vuole bene al calcio, allo sport.
Speriamo che il primo segnale arrivi dalla società giallorossa e che intervenga con il responsabile almeno con una bella tiratina d’orecchie.