Quando ci si chiede per quale motivo il calcio italiano stia vivendo una discesa verticale che va avanti ormai da un decennio, si sbaglia probabilmente risposta. Il discorso non può più essere circoscritto al campo: e se la ragione principale per cui i grandi campioni non affollano più il nostro campionato è sicuramente economica – impossibilità per le squadre italiane di combattere lo strapotere delle big europee – emerge ormai con vigore un altro motivo.
SERIETÀ – Quella che ormai manca al calcio italiano. Una credibilità smarrita da anni e che va riconquistata attraverso un processo di moralizzazione che sembra lungi dall’essere varato: se si iniziasse ora, servirebbe almeno un lustro di tempo per goderne i primi effetti. La lotta alla violenza da stadio ha partorito nel corso degli anni provvedimenti che si sono rivelati inutili o sbagliati; con la conseguenza che in occasione di una partita è ancora possibile morire. Biglietti nominativi, tornelli e tessera del tifoso sono stati solo dei palliativi: hanno medicato temporaneamente una ferita che non smette di sanguinare. E l’unico risultato ottenuto è stato quello di allontanare le persone perbene e le famiglie dagli stadi, mentre chi vuole delinquere, nella maggior parte dei casi, è ancora libero di farlo. Dura condanna per lo striscione esposto all’andata in Napoli-Roma da una parte della Curva B (“Ogni parola è vana, se occasione ci sarà non avremo pietà”), dura condanna per quelli esposti dalla Curva Sud sabato scorso contro Antonella Leardi. Le teste di chi ha ideato quegli striscioni sono malate, non dovrebbero camminare libere, non solo in uno stadio, ma all’interno della stessa comunità civile. E qui il problema si ingrandisce, diventando addirittura sociologico. Perchè la questione relativa all’ordine pubblico, in Italia, andrebbe approfondita realmente, al di là dei momenti di paura dai quali nascono provvedimenti fini a se stessi. Inutile girarci intorno: c’è una parte, consistente di persone, nel nostro Paese, alle quali viene concessa troppa libertà. Al punto che magari vengono sequestrati un telo raffigurante Benitez, il drappo con la scritta “Ciro Vive”; e poi si è costretti a leggere striscioni per i quali provare vergogna è il minimo. Sanzioni per i primi, impunità per i secondi: è giusto?
REGOLE NUOVE – “Bisogna riflettere e valutare se non gioverebbe per due-tre anni una totale sospensione di questo gioco”: queste parole risalgono al 2012 e a pronunciarle fu l’allora premier Mario Monti. E se il provvedimento sarebbe stato durissimo, a distanza di tempo quelle parole sembrano un presagio di chi, guardando la realtà del nostro calcio con occhio esterno e quindi obiettivo, non riusciva a capire come questo meraviglioso sport potesse essere macchiato dallo scandalo del calcioscommesse, che allora – come ancora ora – attanagliava il mondo del pallone in Italia. Non è cambiato niente, intorno al calcio girano interessi, soldi, cattivi sentimenti che vengono manifestati con la complice immobilità di chi invece dovrebbe fare qualcosa per cambiarlo davvero. Non raccontiamoci più frottole: c’è ancora qualcuno a cui piace questo sport?
Vincenzo Balzano
Twitter: @VinBalzano