Una finale scivolata tra le dita dopo averne pregustato il profumo è davvero dura da mandare gli archivi. La truppa di Rafa Benitez ha creato tanto, e sprecato in egual misura, al cospetto di una Lazio che ha confermato il proprio stato di grazia violando le mura del San Paolo. Sfuma il sogno della seconda finale consecutiva, acuendo una crisi che ora è tangibile, palpabile, sembra scorrere come un fiume in piena.
Troppe le occasioni da rete mandate in fumo, in una serata da incubo con i tratti fortissimi del rimpianto delineati dal palo di Gabbiadini, dagli inaspettati errori sotto rete di Higuain, dalla minima incisività di Mertens. In mediana Inler è stato costretto a dichiarare la propria resa abbandonato da un Gargano mai così in difficoltà in questa stagione. La retroguardia ha retto per larghi tratti della contesa ma in occasione della, decisiva, rete di Lulic le difficoltà sono ugualmente divise tra tutti i componenti del pacchetto difensivo. A brillare meno – per usare un eufemismo – tra i quattro dietro è il peggiore in campo della sfida di stasera: Faouzi Ghoulam.
Imbarcata – L’anello debole della retroguardia partenopea, la crepa su cui gli uomini di Pioli hanno perseverato fino a cogliere l’agognato obiettivo. In affanno costante, non è mai riuscito a porre un’argine alle folate avversarie, perdendo di conseguenza lucidità anche in fase propositiva, non riuscendo mai a spingere, a supportare la spinta partenopea sull’out mancino. Prima Candreva e poi Felipe Anderson l’hanno costretto ad annaspare, troppe difficoltà alle quali i compagni hanno provato, a più riprese, a mettere una toppa. Non è accaduto al 79′ di gioco: l’algerino scala in avanti lasciando scoperto l’out mancino, superato in surplace dal talento ex Santos che servirà, nell’impotenza dell’intera retroguardia partenopea, Lulic. Il mesto epilogo dell’ennesima serata buia, che issa nubi fortissime sull’attuale stagione partenopea.
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 9 Apr 2015 - 00:18