C’era solo da migliorare. E non lo dico col senno di poi. Certo, avremmo potuto perdere contro una Fiorentina anche rimaneggiata, ma pur sempre all’altezza di giocarsi le partite con tutti. Certo, avremmo anche potuto schierare di nuovo Jorginho a centrocampo e de Guzman titolare. Avremmo, persino, potuto andare in vantaggio di due goal e farci recuperare come già altre volte. Ma questa volta c’erano troppi elementi a favore. Troppe cose che, messe al posto giusto nel momento giusto, non potevano che regalarci un cambio di rotta.
E la resurrezione di molti. Quasi l’alba dei morti viventi.
Mertens, Hamsik e Callejon segnano. Insigne e Zuniga in campo. Gol bellissimo di Higuain, anche se l’arbitro di linea è ancora lì che cerca di capire se il pallone si è smaterializzato all’improvviso o è stato intercettato da un meteorite. Per favore, andate a prenderlo che non può restare lì, sedere all’in fuori e naso in avanti, in eterno. Basta. Ha sbagliato. Non ha visto. Stava ancora correndo verso la porta quando Gonzalone ha deciso di sorprenderlo tirando una mazzata che la traversa sta ancora sanguinando. E Neto ringrazia per non aver avuto il rimbalzo, dalla traversa direttamente sulla testa, che altrimenti s’era giocato la sanità mentale. Un amico ha commentato: “Probabilmente il giudice di porta l’hanno preso dalle liste speciali. Sarà non vedente. Ten’a 104!” (Legge che prevede permessi lavorativi retribuiti per persone con disabilità e familiari).
Io non sarei così drastica e polemica, anche se per fortuna ne abbiamo messi dentro altri due, ma resta il fatto che il check computerizzato esiste già in altri sport (ad es. tennis, pallavolo), perché non metterlo anche nel calcio e sollevare da una responsabilità un uomo la cui presenza è stata fino ad ora pressoché inutile?! Secondo me, se ne guadagnerebbe anche in autostima per questi poveri arbitri.
Dicevo, troppi elementi a favore.
La squadra è in ritiro. E, questo, di per sé, non è indicativo. Ma, è entrata in campo non prima di essersi abbracciata tutta davanti alla panchina. Ed era in tenuta azzurra. Era il Napoli, finalmente! Ed è entrato in campo tra applausi e cori d’incitamento di ventimila persone, poche ma evidentemente efficaci, che non avevano avuto il biglietto regalato per Pasqua, non avevano una finale da conquistare, non avevano uno spettacolo da pretendere. Erano pochi intimi che non avevano la filosofia del “soddisfatti o rimborsati”, ma al massimo della “vittoria o bestemmie con una brutta settimana davanti”. O soffrono dentro o gioiscono insieme. E stavolta hanno gioito insieme.
Quando sono arrivata, il parcheggiatore mi ha fatto mettere l’auto “spaparanzata” sul marciapiede. “Tanto oggi non ci sta nessuno, puoi metterla come vuoi!”. Ho rimediato anche uno sconto “aficionados”. Nella chiacchiera mi ha anche confidato che, se giovedì dovessimo prendere una “scutuliata”, alla partita di ritorno se la prende di festa. Mi veniva da chiedere se dovesse inviare un certificato medico o fare richiesta scritta per un permesso, ma ho evitato di fare battute inutili, poco divertenti e provocatorie senza farmi capire. Fatto sta che sono arrivata allo stadio che c’era più folla vicino al tizio con la fornacella dei carciofi che gente in fila per entrare in curva. Probabilmente, sei carciofi a 5 euro è più conveniente di un biglietto di curva a 20.
Tra gli elementi a favore, non me ne voglia il Pino partenopeo, ma, a detta anche di altri in curva, c’è stato “Napul’è”, ascoltato non durante l’ingresso in campo, ma prima, tornando al classico “Go West” all’arrivo degli azzurri. So che vogliamo un bene di pazzi a Pinuccio, ma in occasioni del genere ci vuole ‘na cosa energetica, più che simbolica!
Infine, la rinuncia al pranzo domenicale. Si torna a giocare di domenica alle tre e abbiamo rinunciato tutti a qualcosa: ragù, tracchiulella e braciola, vongole, salsicce e friarielli, frittura di pesce o all’italiana. I dolci, di solito, restano. Quest’anno, spesso, ci sono serviti per annegare dispiaceri. Stavolta abbiamo gustato volentieri ogni singola caloria per festeggiare.
Quando sono uscita da casa, stamattina, mio padre mi ha sinceramente chiarito come stavano le cose: “Torna con la vittoria altrimenti non ti faccio entrare più in casa!”. Chi l’ha detto che l’amore dei genitori non ha limiti?!
Da casa mia, per fortuna, sempre forza Napoli!
Articolo modificato 13 Apr 2015 - 11:43