Alla fine per spronare tutti a dare di più oltre alla punizione, serviva quello che a Napoli si chiama “cazziatone“. Ed il presidente da buon capofamiglia ha capito tutto mercoledì sera, quando ha chiuso baracche e burattini ed ha mandato gli azzurri in un ritiro di clausura, che nessuno, a partire da Benitez, ha accettato. Più che il ritiro, però, ad aver fatto male sono quelle parole che inneggiavano ad una bella vita costante da parte di tutti i giocatori, perché “in una città come Napoli, stare in ritiro fa male”. I calciatori in quel momento si sono sentiti trafitti in una sfera che non c’entra nulla con il calcio ma ugualmente importante nel professionismo: la vita privata.
L’effetto del “cazziatone” si è però visto sul prato del “San Paolo” questa domenica. Effettivamente, come quando il bambino che viene sgridato da mamma e papà ritorna a filare dritto, anche Higuain e compagni hanno ritrovato la grinta per rimettere in sesto quello che era stato rotto. Sia ben chiaro, il rapporto tra lo staff tecnico e DeLa è ai minimi storici e l’uscita di mercoledì non passerà inosservata per il futuro, però almeno va dato grande merito al presidente di essere riuscito a far emergere il carattere di una rosa che aveva ed ha ancora tanto da dimostrare.
Con la viola si è finalmente visto l’orgoglio, l’orgoglio di uomini feriti nell’anima che erano bramosi di dimostrare che sono e rimangono uomini che davanti alle critiche e davanti ai “cazziatoni” non scappano, ma abbassano la testa e tornano a correre. Forse solo per una partita, ma intanto tornano a correre…
Gennaro Sgambati
Articolo modificato 14 Apr 2015 - 16:17