De Laurentiis due settimane fa, dopo la debacle in coppa contro la Lazio si è giocato quello che i pokeristi chiamano “All In”. Rischiare tutto. E’ stato un vero e proprio azzardo in un momento delicatissimo per la squadra, quello di mandare in ritiro giocatori ed allenatore per cercare di ritrovare l’energia che nel corso dell’anno più volte è stata persa. Era il momento giusto per dare uno scossone e quello scossone c’è stato.
Probabilmente i ragazzi sono stati colpiti nell’orgoglio da parte del presidente ed hanno indirettamente provocato quello che era il risultato sperato, la ripresa. Il rischio era esagerato, visto che questa punizione poteva essere la pietra tombale sulla stagione azzurra, nel momento in cui la zona Champions è lontana otto punti e con un quarto di Europa League da giocare. C’è stata, invece, la reazione d’orgoglio che tutti aspettavano e che il presidente aveva probabilmente già previsto.
Il ritiro è stato quindi un successo e non solo per le tre vittorie pesanti e fondamentali, ma anche e soprattutto per la qualità di gioco che è stata sviluppata. Dieci reti segnate e solo una subita sono la prova vera e tangibile del cambiamento.
Ora però c’è un dopo. Sì, perché a ritiro finito c’è da fare una valutazione più ampia per impedire che i motivi che hanno portato alla crisi si ripetano in breve termine. Le partite decisive e gli scontri diretti in campionato aiuteranno a mantener costante l’attenzione, ma saranno sempre i giocatori a dover tenere in alto il loro nome e quello del Napoli.