L’urna di Nyon ha regalato al Napoli un sorteggio relativamente facile, ma certamente da non prendere sottogamba: c’è il Dnipro in semifinale, una squadra che gli azzurri hanno già affrontato in tempi recenti, con risultati alterni.
CHE TONFO – Era la fase a gironi dell’Europa League 2012-2013 quando l’allora Mazzarri band fece visita agli ucraini, a Dnipropetrovs’k, la città che quest’anno non potrà invece ospitare i partenopei. Un tonfo colossale quello della truppa azzurra, che fu sconfitta 3-1, cadendo sotto i colpi di Fedetskiy, Matheus e Giuliano. La via del turnover (in campo andarono Donadel, Rosati, Gamberini e Vargas) non pagò e soltanto Cavani, entrato nella ripresa, riuscì a salvare la faccia al Napoli. Piccola curiosità: nelle file del Dnipro c’era un certo Ivan Strinic, oggi all’ombra del Vesuvio sotto la guida di Benitez.
UN SUPER MATADOR – Al ritorno la musica cambiò, anche se ci vollero comunque 90 minuti sofferti e combattuti per avere ragione di un Dnipro stoico. Fu un poker di Cavani a regalare la gioia ai tifosi azzurri, quattro reti che trovano un posto di rilievo nella storia recente del club. Il Matador aprì subito le danze, trovando l’1-0, ma gli azzurri subirono una rimonta firmata Fedetskiy e Zozulya, prima della controrimonta finale. Anche in quell’occasione Mazzarri mandò in campo le seconde linee, salvo poi tornare sui suoi passi e inserire i titolarissimi nel finale, mentre il San Paolo fischiava in modo accanito Donadel e Vargas.
PASSATO REMOTO – Certamente oggi è un altro Napoli, una squadra decisamente più esperta in ambito europeo. Allora l’Europa League veniva ancora snobbata, e lo confermano i risultati deludenti di quell’annata: la Mazzarri band superò il girone con fatica, conquistando nove punti e terminando alle spalle del Dnipro, ma fu eliminata ai sedicesimi dal Viktoria Plzen, con un sonoro 5-0 totale. Oggi la musica è cambiata e gli azzurri possono seriamente vincere la competizione.
Vittorio Perrone
Articolo modificato 24 Apr 2015 - 16:12