Una marcia trionfale, un percorso netto quello del Napoli in direzione Varsavia. Quella finale nel mirino che, passo dopo passo, ha visto le distanze dissiparsi fino ad essere a sole due gare dal sogno, dal dentro o fuori in cui giocarsi un trofeo accarezzato solo una volta alle porte degli 89 anni di storia.
Solidità e rendimento – Un tragitto dai minimi cali di tensione, un gruppo sicuro dei propri mezzi che solo una volta ha abdicato, nella serata no di Berna contro lo Young Boys. Una sconfitta in dodici gare, a dispetto di otto vittorie e tre pareggi. Azzurri mai battuti tra le mura amiche sotto la guida di Rafa Benitez, tra Champions ed Europa League. Bene la fase difensiva, con la porta azzurra costretta a capitolare solo 7 volte nell’intera competizione, delle altre tre semifinaliste tiene il passo solo la Fiorentina, sette goal subiti anche per gli uomini di Montella, seguono Dnipro, dieci goal subiti, e Siviglia con dodici.
Bocche di fuoco – Non solo la miglior difesa, a pari merito con i viola, l’arma in più dei partenopei è stata un attacco atomico, devastante. Un habitat europeo nel quale il reparto offensivo azzurro è riuscito ad esprimersi al meglio della proprie potenzialità. Le tre sfide ad eliminazione diretta mandate in cascina all’istante, nella sfida d’andata, rappresentano la fotografia perfetta: 4 reti a regolare Wolfsburg e Trabzonspor a domicilio, la tripletta di Higuain a chiudere in anticipo la pratica Dinamo Mosca al San Paolo. Venticinque goal fatti, miglior attacco per distacco della competizione. Seguono Fiorentina e Siviglia con 21 reti, lontanissimo il Dnipro, giunto alle semifinali con 13 realizzazioni.
Edoardo Brancaccio
RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo modificato 24 Apr 2015 - 11:13