Un risultato che scrive la storia, il punto più alto della gestione De Laurentiis, il Napoli ritrova le semifinali in una competizione europea a ventisei anni di distanza dalla magica galoppata del 1989. Lo fa in una gara di ritorno forte del fragoroso trionfo dell’andata, sonnecchiando per un tempo, scatenando l’ira di un Rafa Benitez per nulla soddisfatto di una prima frazione di gara in totale balia del pressing e del piglio del Wolfsburg. Registro radicalmente mutato nel secondo tempo fino allo scoppiettante 2-2 finale, che sigilla lo storico passaggio del turno.
CONCENTRAZIONE – Bene i centrali, che – non inganni il risultato finale – hanno garantito solidità e sicurezza, minime le imprecisioni, sempre attenti Britos ed Albiol nel limitare l’incisività degli avanti di Hecking. Quando non arrivava la coppia difensiva, come ultimo baluardo ecco Andujar, dopo i due decisivi interventi dell’andata ancora protagonista, felino al primo minuto a spedire in angolo un’incursione a freddo di Perisic. Salde le mani dell’argentino sulle semifinali d’Europa League.
CLASSE E FREDDEZZA – Il reparto offensivo brilla forte dell’imprevidibilità di Mertens, solita fonte di spunti per i compagni e lesto nel battere a rete il 2-0. La quantità e la qualità di Callejon, preziosissimo nel primo tempo e freddo a chiudere la pratica tedesca con il terzo goal in quattro gare agli albori del secondo tempo. Ancora da encomio la personalità di Insigne, recuperato a dovere per un finale di stagione che si prospetta entusiasmante. Il destro a tagliare sul secondo palo con cui imbastisce l’azione del goal di Mertens è ormai una costante, una sentenza quando il folletto di Frattamaggiore staziona sulla zolla giusta. Sugli scudi, però, c’è il numero 9 partenopeo, non un semplice puntero, un giocatore totale, uomo squadra a 360°. Gonzalo Higuain è il migliore in campo della sfida di stasera.
MUSA – Un faro illuminante, una guida per questo gruppo. Prova a cambiare registro in una prima frazione di gara contratta, chiusa, staziona anche a metà campo all’occorrenza per dare una svolta ad una fase offensiva praticamente inesistente. Suo il suo unico squillo nei primi 45′ di gara, una girata che spicca per rapidità d’esecuzione e che fa tremare l’esperto portiere elvetico Benaglio. Nel secondo tempo diventa l’ispiratore dell’intero reparto offensivo, la musa ispiratrice in grado di mettere la sua fortissima impronta su entrambe le realizzazioni azzurre. Stop a seguire da incorniciare e perfetto cambio di gioco a servire l’hermano Calleti per il vantaggio azzurro. Tempi perfetti nell’inserirsi in area e addomesticare il morbido pallone di Insigne per il raddoppio di Mertens. Sempre protagonista, goal o non goal, con quella fame atavica di trofei che i campioni vedono scorrere, fortissima, nel sangue. Ancora trascinatore, la vetta dei marcatori in Europa League può attendere.
Edoardo Brancaccio