Stadio “San Paolo”, 26 aprile ore 19.30. Una strana quiete regna a Fuorigrotta: il cielo è plumbeo, l’aria a sorpresa fresca e non si evince un briciolo di emozione nell’aria. La tensione non è neanche contemplata. Eppure dovrebbe essere il contrario, dati i risultati di giornata: la Lazio ha pareggiato, la Roma il sabato sera ha perso, la Fiorentina perdeva ed è il momento del grande salto. Ed ecco che, a fermarsi un attimo, l’ansia cresce: perché il Napoli ne ha sprecate tantissime di belle occasioni, perché la truppa di Benitez era al terzo posto qualche settimana fa lasciandosi rimontare e scavalcare dalla Lazio, fino poi a riavvicinarsi inesorabilmente sperando in un’inversione di tendenza per un finale di stagione che si rivelerà sicuramente al cardiopalma.
All’interno, lo storico impianto di gioco napoletano è ancora più spettrale: le Curve sono semivuote e si scorgono alla perfezione i tantissimi sediolini rosa lasciati vuoti. Un bel colpo d’occhio solo nei distinti, ben gremiti anche nell’anello inferiore. Sarà per la politica dei prezzi ancora troppo alta, i tantissimi impegni casalinghi ravvicinati o ancora per un pessimismo imperante in una frangia di tifosi di natura filolaziale, con la costante convinzione del “tanto gli altri sono sempre più forti”. Eppure è un peccato.
Nel pre partita tra musica e chiacchiere, c’è chi si diverte: è il presidente della Sampdoria Ferrero che si presenta ogni mezz’ora a bordo campo tra risate, pose da calendario, selfie discutibili ed un innato entusiasmo quasi da temere ed invidiare. Poi, finalmente scendono le squadre in campo. Marek dispensa sorrisi per la consegna della maglia celebrativa a Callejon per le 100 presenze in azzurro e parte Napule è. Brividi. Il “San Paolo” è un po’ più gremito ma in fondo sono già le 20.45. Si comincia.
Poco prima delle 21 cala il gelo: il Napoli domina la gara ma è Albiol a deviare la sfera nella propria porta. Ma gli azzurri ci sono, il piglio è quello delle big e Gabbiadini, Higuain ed Insigne sono in grandissima forma. La gara è vibrante, non c’è tempo per distrarsi così come il tifo, sempre caldo e trascinante. A scacciare via un po’ di tensione ci penserà il Golden Boy Gabbiadini, per gli amici Gabbiagol, che elude Viviano il quale non riesce a trattenere la conclusione dell’azzurro, restituendo il favore all’errore precedente del difensore spagnolo. Al 34′ c’è spazio anche per Higuain: esplode il “San Paolo”, esplode l’argentino. la voglia di segnare era troppa, così come quella di capovolgere un match che era diventato in salita troppo presto.
Questo però è un Napoli dalle grandissime emozioni e sorprese. E’ appena iniziato il secondo tempo, quando i privilegiati delle Tribune si troveranno ad assistere a pochi centimetri ad uno show indimenticabile: Lorenzo Insigne dopo una prestazione già splendida, ruba palla sull’out mancino, si accentra e lascia partire il solito ma delizioso tiro a giro che si insacca nell’angolino, per un eurogol da cineteca. Parte la festa a Fuorigrotta, scrocianti applausi per lo scugnizzo di Frattamaggiore che va a godersi l’amore dei suoi tifosi in una corsa senza fine, condita da uno spontaneo pianto liberatorio. In pochi secondi i flashback degli ultimi mesi: il Mondiale, la delusione in Champions contro il Bilbao, un inizio di stagione ad altissimi livelli e poi l’infortunio. Quella maledetta notte di Firenze ed i sogni infranti, vivendo solo da spettatore i fasti della Supercoppa e le difficoltà di una stagione ricca di troppi impegni. Ancora il lavoro, il sacrificio, il recupero lampo, i complimenti e la fiducia di tifosi, Benitez e staff. Dopo la tempesta c’è l’arcobaleno, anzi, la Sampdoria ed un finale di stagione che può e deve fare assolutamente suo, così come il futuro del suo Napoli.
Sono le 22 e le emozioni regnano ancora: al 79′ calcio di rigore per gli azzurri. Sul dischetto si porta Higuain. Flashback. Il 3-1 è già un risultato ghiotto ma la prova di maturità passa anche dall’essere implacabili in ogni situazione. Tre, due, uno…rigore perfetto. E’ poker, è ancora gioia. Tempo di abbracciare tutta la panchina ed in campo entra Duvan perché giovedì si ritorna in campo. Ed è qui, proprio qui che il “San Paolo” si supera: standing ovation più che meritata per il Pipita, autore di una doppietta, di 50 gol in azzurro in due stagioni e di una fame di vittorie nella quale si identificano tutti, ma proprio tutti, i tifosi napoletani. C’è ancora tempo per una bellissima rete di Muriel prima del triplice fischio finale. Sono ormai le 22.35 ed il “San Paolo” si appresta di nuovo a svuotarsi.
Avremmo potuto parlare del futuro, delle scelte di Benitez, di un gioco ritrovato, della sospensione del ritiro o ancora di un silenzio stampa reiterato. Avremmo potuto parlare della difesa, del centrocampo o dell’attacco, ancora della scalata della classifica o del rush finale. Senza dimenticare le semifinali di Europa League. Ci sarà tempo, perché i bilanci, si stilano alla fine. Ma le emozioni vanno vissute in fondo, soprattutto quelle belle ed indelebili di un “San Paolo” che quando è ottimista, compatto, caldo e vincente, resta uno dei luoghi più incantevoli dell’universo.
Alessia Bartiromo
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Articolo modificato 27 Apr 2015 - 20:52