Ancora un’uscita a vuoto, sul più bello, quando il chiodo andava battuto dando una risposta importante alla risalita delle romane nelle sfide di ieri. Un Napoli praticamente mai uscito dagli spogliatoi esce annichilito dal Castellani al cospetto di un Empoli brioso, incontenibile, in grado di impartire una severa lezione di calcio, l’altra faccia della medaglia dello spettacolo del San Paolo di quattro giorni fa. I terribili ragazzi di Sarri non replicano, raddoppiano la già ottima prestazione dell’andata mettendo in mostra un calcio matematico, fatto di movimenti precisi e freschezza atletica, schiantando ogni pretesa partenopea sul nascere.
Buco nero – Azzurri completamente assenti in avanti, dove Rugani, Tonelli e compagni hanno rappresentato un ostacolo a tratti insormontabile per il pacchetto offensivo azzurro. Mertens mai in grado di imprimere il suo cambio di passo, Callejon incapace di incidere, far male con le sue classiche proiezioni, Higuain completamente asfissiato dalla morsa avversaria, lasciando spazio – come spesso accade in certi frangenti – al nervosismo. A metà campo pesa come un macigno la prestazione di Inler, assente in fase di non possesso, inesistente in quella d’impostazione, costantemente costretto a rincorrere un centrocampo empolese che ha sempre dato l’impressione di avere una marcia in più. Ma è la retroguardia a cesellare la disfatta partenopea: Ghoulam sverniciato per cinquanta minuti di gara, ha fatto rimpiangere, e non pcoo, l’assenza forzata di Strinic. Britos ha abbandonato lo smoking degli ultimi incontri, mettendo in mostra una sequela di errori, impreciso negli anticipi, poco lucido nel tenere la posizione, coronando il tutto con l’autogoal del 2-1 costruito con la complicità di Andujar, mai in partita anche l’argentino che sul goal del vantaggio di Maccarone buca spianando la strada al trionfo avversario. Una difesa da incubo, in cui però a fare la differenza è stato Kalidou Koulibaly. Il difensore francese è il peggiore in campo della sfida di stasera.
Un errore tira l’altro – Parte male, malissimo, dando subito l’impressione di una difficoltà tangibile, l’epilogo, se possibile, sarà ancora peggiore. L’attacco empolese va al doppio della velocità e il gigante francese soffre in maniera indicibile ogni proiezione avversaria. Nei primi 45′ di gara ogni spunto, ogni giocata empolese è una lama rovente nel fianco del difensore ex Genk, mai in grado di porre un argine agli spunti degli avanti empolesi. Maccarone servito bene da Pucciarelli lo lascia sul posto e apre le danze, Saponara non gli lascia che la targa da ammirare e sulla sinistra costruisce l’azione del raddoppio, sul tris dei toscani è Verdi ad annichilirlo in piena area di rigore propiziando la disfatta azzurra. La titolarità svanita è lo specchio di una totale inversione di tendenza dopo una prima parte di stagione da incorniciare, per ricalcare le orme dell’idolo Thuram la strada è tutta in salita, certi cali di concentrazione non sono all’altezza di un centrale che ha tutte le doti e le qualità per emergere ad alti livelli.
Edoardo Brancaccio