La sconfitta di ieri e le reazioni a questa sono il segnale inesorabile e tangibile che quel salto di qualità che ci si aspetta intorno alla squadra ancora non è stato fatto. Se fossimo dei filosofi, diremmo che c’è ancora troppo relativismo nel guardare i risultati e le prestazioni in campo.
Non bisogna essere filosofi per capire che ieri sera gli azzurri ad Empoli hanno completamente toppato la partita. Giocatori mai presenti con il carattere in campo, mai protagonisti e soprattutto sempre in balia dell’undici di Sarri che ha tolto a Benitez tutte le certezze guadagnate nelle ultime settimane.
Quello che però incute timore, non soltanto per il presente ma anche per il futuro, sono le reazioni seguite ad una sconfitta che nell’ottica di questo periodo ci può anche stare. Il Napoli sta giocando di rimonta in campionato ed essere inseguitori a cinque dal termine non è mai rilassante, soprattutto perché non ci si può concedere uno stop e perdere equivale a buttare tutto ciò che di buono è stato fatto. La debacle quindi brucia, ma mai quanto il modo con cui è stata criticata una rosa che sta lottando per vette mai sperate.
Guardiamo i fatti. In seguito alla gara di andata contro il Wolfsburg, tutti pronti ad esaltare Benitez e a chiamarlo “maestro”. Dopo la Samp già si pensava al secondo posto. Dopo aver pescato il Dnipro si parla già di finale a Varsavia. Ma dove sta la verità in tutto ciò? Una sconfitta basta per definire tutti incompetenti, una vittoria è sufficiente per esaltare qualità eroiche. Manca l’equilibrio e questo non aiuta una squadra spesso in difficoltà.
G.Sgambati
Articolo modificato 1 Mag 2015 - 17:21