Napoli, adesso basta: rialzati ed inizia a correre per onorare tifosi, storia ed avversari

Poteva essere un bel lunedì. Ricco di sole e di vento fresco dopo l’ignominiosa caduta delle romane. Eh si, Lazio e Roma sono contestualmente crollate contro le milanesi, che davano tutti in crisi profonda. Ma il calcio è imprevedibile, ancor più i week end di maggio quando alle 18 di domenica, si può incorrere anche in una sonora delusione che ti rovina il resto della seguente settimana. Ciò che quasi nessuno aveva pronosticato infatti, era proprio il pari del Napoli a Parma. Nonostante i crociati fossero già retrocessi e matematicamente in serie B, con un fallimento alle spalle, stipendi da mesi non pagati ed una situazione societaria davvero disastrosa, in campo hanno dato il massimo, con un approccio alla gara davvero incredibile. Insomma, quello che avrebbe dovuto fare il Napoli non solo da big quale è, ma da squadra motivata e conscia che davanti a sé ha un’occasione colossale per agganciare la zona Champions. Ed invece nulla: un punticino emiliano e nuovamente tantissimi rimpianti, misti ad una serie di polemiche senza fine nel post partita.

Lungi criticare o giudicare: fino a quando la verità non sarà chiarita e palesata, confermata da tutte le parti, è inutile darsi ad illazioni o assurde prese di posizione. Una cosa però va detta: ad uscire a testa bassa dal “Tardini” ieri è stato il Napoli, completamente non pervenuto nel primo tempo e che ha fallito ancora una volta una grandissima ed anche semplice prova di maturità. Noi, che siamo abituati a lavorare anche sui campi di periferia appassionandoci alle realtà spesso difficili e complesse del calcio minore campano, conosciamo bene ciò che spesso succede in campo e nei luoghi limitrofi, enfatizzato dalla trance agonistica: sfottò, parole forti, provocazioni che spesso si dimenticano dopo qualche ora. Domandare è lecito e rispondere è cortesia, ma giocare con il sangue agli occhi nel calcio non è mai un problema, anzi. Sono sicura non lo fosse neanche ieri, ma è bene precisarlo.

Andiamo spediti verso la seconda parte del problema, le parole non troppo dolci di chi dovrebbe avere la napoletanità nel cuore o almeno ancora un po’ di sangue partenopeo nelle vene. Resta infatti ugualmente grave aizzare le folle, dare spunti di violenza ai tifosi, complimentarsi con loro quando si rendono protagonisti di discriminazioni razziali poi, verso proprio la tua terra. Anche in questo caso andrebbe passata una mano sulla coscienza. Perché il proprio lavoro lo si è fatto ed anche benone ma forse in qualcosa si vacilla ugualmente. Mercoledì si capirà qualcosa in più a parlare sarà proprio Mirante, mentre il Napoli resta in silenzio stampa. Higuain si fa i selfie con il mare alle spalle ed un timido sorriso, ma forse, nonostante la bellezza del panorama, qualche rigo sull’accaduto sarebbe stato ancor più gradito.

Ed ora quindi cosa fare? Meditare, lavorare, rispondere. Sì, ma sul campo e questa volta per sempre. Perché mancano tre partite tra le quali lo scontro diretto con la Lazio. perché lunedì c’è il Cesena già retrocesso e non si può fallire ancora. Ed al centro la pluriscudettata Juventus e sbancare lo Stadium sarebbe da sogno. Giovedì inoltre, ci sarà un appuntamento importantissimo, la semifinale di ritorno di Europa League contro la Dnipro a Kiev che decreterà una delle due finaliste per l’ultimo atto di Varsavia. Ci si gioca una stagione in 90′, inutile negarlo. E qui scatta l’appello: Napoli, non tradire chi ha sempre creduto in te, i tuoi tifosi, chi ti ama. Rispetta te stesso, la storia e gli avversari: arriva in finale. E ricorda: le finali si vincono, non si giocano.

Alessia Bartiromo
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