Non la partita della vita: una prestazione importante, quello sì, la chiave di volta necessaria alla truppa di Rafa Benitez per espugnare l’Olimpiysky di Kiev – sarà sold out per l’occasione – e guadagnare il tanto agognato pass per l’ultimo atto di Varsavia, superando una Dnipro che al San Paolo ha dimostrato le proprie qualità di squadra arcigna, scorbutica, speculare. Un Napoli versione europea, quello che in tante occasioni si è fatto ammirare, spietato, in Europa League. Un rendimento di spessore, 10 goal fatti e 3 subiti, due di questi concentrati in un’unica gara, a disegnare un gruppo corsaro ed in grado di regalare spettacolo.
DA BRATISLAVA A WOLFSBURG – Tre affermazioni senza discussione, la prima tappa nell’agevole vittoria allo Stadion Pasiensky. Prima trasferta della fase a gironi, nella serata del ritorno a casa del capitano Marek Hamsik. Una festa per il capitano partenopeo e della nazionale slovacca, onorata con un sigillo proprio del numero 17 azzurro ed una rete di Gonzalo Higuain a chiudere i conti contro uno Slovan Bratislava troppo piccolo per arginare le folate azzurre. A seguire lo spettacolo in quel di Trebisonda: Trabzonspor annichilito senza appello, vittima di un uragano griffato dai colpi di Henrique, Gabbiadini (al primo goal europeo), Higuain e Zapata. Una severa lezione quella impartita al tecnico Yanal, bissata da Benitez al cospetto di una prova ben più probante, la seconda della classe tedesca, il Wolfsburg del tecnico Hecking. Una finale anticipata, a detta di molti, chiusa con largo anticipo disegnando calcio, incantando nel suggestivo teatro della Volkswagen Arena. Due squilli di Hamsik e le firme del Pipita e di Manolo a tratteggiare la sceneggiatura di una serata da sogno, per nulla guastata dalla rete di Bendtner, una delle più brillanti dell’esperienza di Benitez in riva al Golfo, la prima vittoria azzurra in Germania nella storia.
DUE PAREGGI E UN’ECCEZIONE – Percorso esterno degli azzurri caratterizzato da due pareggi a reti bianche, all’Arena Khimki di Mosca e allo Stadion Letna, ora Generali Arena, di Praga. Risultati in surplace figli di una qualificazione, con i ceki nel girone e con la Dinamo Mosca agli ottavi, già ampiamente acquisita. Un percorso encomiabile: tre vittorie e due pareggi, dieci realizzazioni ed una rete al passivo, macchiato da un unico black out. Unica battuta d’arresto che tanto da vicino ha ricordato i tonfi azzurri che in campionato hanno reso ancora in dubbio il piazzamento sul podio della Serie A. Trasferta svizzera indigesta, nella terza uscita del Girone I, a Berna contro lo Young Boys. Azzurri mai in partita e colpiti, e poi affondati, dai colpi di Hoarau e Bertone.
Un Napoli accorto, compatto in fase di non possesso e devastante negli ultimi venti metri. In grado di esprimere al meglio, senza freni, il proprio immenso potenziale offensivo. Un collettivo europeo per definizione, l’arma essenziale per sbaragliare gli uomini di Markevyc e scrivere la storia.
Edoardo Brancaccio
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