“Rinuncio a tutto, ma non al centravanti”. In Argentina il puntero è un simbolo, un principio della cultura calcistica argentina. Calcio albiceleste che scorre vivo nelle vene di Gonzalo Higuain, tra i più in ombra nella disfatta azzurra in terra ucraina contro la Dnipro, facendo poco onore a curriculum e tradizioni. Diversa la mentalità di Rafa Benitez, questo il responso della partita a scacchi che ha sancito l’amara sconfitta del Napoli a Kiev. In una gara dove proprio il reparto offensivo, caratterizzato da qualità tecniche più che fisiche, è stato costretto ad una vera e propria battaglia sotto una pioggia battente, costante, ecco la rinuncia che ha lasciato spazio a dovute riflessioni: Duvàn Zapata in tribuna, per scelta tecnica, a dispetto di Jorginho e Gargano. Tre i centrocampisti in panchina se si considera Marek Hamsik, che all’occorrenza nei due a metà campo può starci, eccome.
Il peso della scelta – Ironia della sorte, nessuno dei due mediani è stato della partita, l’ingresso di Henrique a poco più di dieci minuti dalla fine suona come un’ammissione di colpa. La battaglia nel pantano dell’Olumpiysky era il vestito più adatto al centravanti colombiano. La prova di Parma è stata tutt’altro che esaltante, ma l’attaccante ex Estudiantes proprio quest’anno si è confermato, ha messo in evidenza le sue doti di centravanti vecchio stampo, forte fisicamente e imponente nel gioco aereo. Importante a gara in corso, la chiave di volta più adatta per sgretolare le resistenze ucraine che hanno spento, senza appello, le offensive azzurre. Ottima la prestazione di Douglas e compagni, in grado di trarre il meglio, con forza fisica e concentrazione, dal clima e da un campo che per nulla ha legato con le qualità dei giocatori offensivi azzurri. Una freccia, Duvàn, rimasta nella faretra del tecnico spagnolo, un ulteriore dubbio a corrodere la soglia del rimpianto in una serata dove la storia è stata scritta dagli avversari.
Edoardo Brancaccio
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Articolo modificato 15 Mag 2015 - 11:48