Le difficoltà con le squadre catenaccio si ripetono: un errore che va avanti da tutta la stagione

C’è delusione. Se non qualcosa di più. Le menti dei tifosi partenopei sono annebbiate, i volti colmi di lacrime e rabbia per una finale che sembrava davvero a portata di mano dopo il sorteggio di Nyon, dal quale era uscita la Dnipro e che invece regala forse la più grande delusione stagionale al Napoli. Bisognava lottare con le unghie e con i denti per ottenere un trofeo dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia, ma per gli azzurri la storia è andata in tutt’altro modo.

DNIPRO E SERIE A – La compagine ucraina ha adottato al meglio quello che è il classico catenaccio all’italiana, soprattutto all’andata, provando un minimo ad attaccare al ritorno. Ma cambia poco. Una strategia che ha portato indubbiamente i suoi frutti. Il problema del Napoli con le squadre medio-piccole è un però problema che va avanti dall’epoca di Mazzarri, ma che neanche Benitez è riuscito a risolvere. Quest’anno con le squadre di medio-bassa classifica in serie A sono arrivate 3 vittorie, altrettante sconfitte e ben 6 pareggi. Un bottino troppo scarno per una squadra che ambisce ai vertici del campionato e a fare strada anche in Europa.

SCELTE TATTICHE – Certamente è noto a tutti i tifosi azzurri lo strenuo attaccamento che Benitez ha per il suo 4-2-3-1, uno schema che non ha mai abbandonato, ma che con le squadre che si chiudono e ripartono ha creato non poche difficoltà. Questa sera ne è arrivata la conferma, con il Napoli che si è sì schiantato contro il portiere Boyko, ma è stato altresì incapace di crear gioco per ampi tratti di partita. Il tecnico madrileno ha poi abbandonato i suoi schemi per una difesa a tre, che però a dieci minuti dalla fine, ha ben poco di tattico e come tale impossibile da valutarsi compiutamente.

Niente di nuovo sotto il sole quindi, o forse no: perché questa volta l’errore di non riuscire a gestire partite del genere è grossolano e il Napoli ne paga le conseguenze, uscendo dalla competizione europea. Niente alibi: chi è causa del suo mal, pianga se stesso. Napoli incluso.

Francesco Vassura

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