Se bastasse un proverbio a sintetizzare la stagione azzurra non potrebbe che essere: “Chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Così svanisce il sogno partenopeo e il Napoli manda in fumo l’Europa infrangendosi contro il muro ucraino. Così, l’avversario sulla carta più semplice – fortuna e favoritismi a parte –, si trasforma nell’incubo che mai nessuno avrebbe immaginato. Notte amara, amarissima, quella di Kiev, che regala alla Dnipro la finale e rispedisce Benitez e i suoi uomini a Napoli testa bassa. E se le colpe dell’andata sono ovviamente ricadute sulla sestina arbitrale, stavolta la responsabilità non può che finire in casa propria.
LA NOTTE DEI FANTASMI – Lo sa bene Benitez, che umilmente ammette l’immensa occasione sprecata da quelli che per lui sarebbero dovuti essere leader indiscussi. Da Higuain a Callejon, passando per Gabbiadini ed Insigne. Quell’attacco, che a mente fredda ma nelle notti meno calde ha fatto la differenza, è tornato a sbagliare nell’esatto momento in cui proprio non avrebbe dovuto. “Dobbiamo migliorare la conclusione”, ribadisce lo spagnolo, come più volte accennato in seguito a sconfitte e risultati pesanti. Lucidità e concretezza non hanno di certo contraddistinto il percorso dei talenti azzurri, che da bomber si trasformano in fantasmi nelle notti di gloria.
ILLUSIONE E DELUSIONE – La compattezza della squadra ucraina e la pessima prestazione della coppia in mediana azzurra non hanno di certo reso facile la fluidità di gioco e la possibilità di avvicinarsi alla porta, ma le numerose occasioni da gol fallite da Higuain – 8, tra andata e ritorno – peseranno sulla coscienza dell’argentino. E se il guantone fortunato ce l’ha spesso messo Boyko, la bilancia continuerà a tendere dalla parte del Pipita che, solo davanti alla porta, in nessun modo è riuscito a gonfiare la rete. Come lui, anche il resto dei compagni di reparto, fatta eccezione per gli esclusi d’eccellenza, Hamsik e Mertens, che entrano a gara in corso e tentano di cambiare le sorti del match. E’ enorme la delusione: quella di una finale sbiadita nel vuoto, come dell’assenza di carattere e concentrazione di chi, ancora una volta, non è riuscito invece a fare la differenza.
Qui il limite più grande del Napoli, che non potrà far altro che invertire la rotta nelle ultime tre giornate di campionato, affinchè questa stagione, tra lacrime e abbagli, non sia costretta a finire nel dimenticatoio.
Francesca Di Vito
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Articolo modificato 15 Mag 2015 - 00:51