A trent’anni dalla tragedia dell’Heysel, quando 39 tifosi (32 italiani) morirono in una ressa scatenata dagli hooligans del Liverpool a Bruxelles prima della finale di Coppa Campioni tra gli inglesi e la Juventus il 29 maggio 1985, “L’Eco di Bergamo” ha pubblicato il ricordo di Fiorenzo Peloso, bergamasco che ora vive in Nuova Zelanda, testimone di quella giornata orribile.
“In quella trasferta ero l’accompagnatore della squadra della Juventus, compresi dirigenti e giornalisti al seguito. Organizzai la trasferta: partimmo da Ginevra con un Caravelle dell’Air France, nel tragico giorno dopo assistetti alla peggiore rappresentazione di un’umanità disumanizzata intorno a uno sport che di sportivo non aveva più nulla. A distanza di 30 anni non riesco a dimenticare la somma incredibile di meschinità di cui fui testimone”, si legge sulla versione online del quotidiano bergamasco.
“Uscendo dallo stadio sul pullman scortato dalla polizia – continua – nessun giocatore e dirigente della squadra, nonostante la mia insistenza, volle fare una breve visita alle centinaia di feriti ricoverati negli ospedali di Bruxelles, si parlava di almeno 500 persone”.
E il racconto si fa sempre più agghiacciante. “Il venditore di hot dog davanti all’ingresso della tribuna a fianco della curva era visibilmente infastidito che si stendessero davanti alla sua bancarella alcuni cadaveri, tutti color nero perché morti soffocati. Lui aveva pagato caro quella posizione e stava rimettendoci i soldi
I poliziotti poi manganellavano fanaticamente quei feriti che erano riusciti fortunosamente a scavalcare la rete del campo di calcio per fuggire al lancio di bottiglie di birra degli hooligans, perché nel campo di gioco si entrava solo con il pass autorizzato. Ricordo anche quei 4 ignobili abitanti di Bruxelles che nelle vicinanze dello stadio si rifiutarono di aprirmi la porta per farmi fare una telefonata di emergenza all’Hotel Hilton affinché informassero l’organizzazione di Torino della gravità della situazione, gridarono da dietro la porta «merde a les italiens».
“Poi la «perla» dell’indimenticabile frase dettami sottovoce da Platini all’aereoporto: «ne muoiono di più sulle strade, perché fare tanto casino», ha concluso Peloso.