Quando si parla di tifo, in particolare a Napoli, è facile cadere nella retorica. In tante occasioni il San Paolo è stato decisivo ai fini del risultato: è arrivato il momento di tornare ad esserlo.
QUESTIONI DI OPPORTUNITÀ – Perché in questa annata strana sotto tanti punti di vista, è spesso mancato l’apporto del dodicesimo uomo. Sia in termini di presenze – si contano sulle dita di una mano le volte in cui a Fuorigrotta c’è stato il pienone – sia in termini di calore. Al contrario, molto spesso i tifosi – fatta eccezione per le due curve, sempre e comunque vicine alla squadra – hanno mugugnato contro gli azzurri e in particolar modo alcuni giocatori. Basta ricordare gli esempi di Insigne a inizio stagione, e di Higuain la settimana scorsa. Inutile discutere dell’opportunità o meno di fischiare questo o quel calciatore, o tutti quanti; ciascuno è libero di farlo e ci mancherebbe. A volte, magari, sarebbe stato più giusto farlo a fine partita.
GLI INGLESI SE LO RICORDANO BENE – Domenica è un’altra storia. Domenica serve un San Paolo ribollente di passione, perchè attenzione: la partita con la Lazio è tutt’altro che semplice, il Napoli ha un solo risultato a disposizione e la necessità di cercarlo fino all’ultimo secondo, se necessario, proprio con l’aiuto del suo pubblico. Viene alla mente la partita di Champions League con il Manchester City: molti la ricorderanno. Quella sera il Napoli era nettamente sfavorito contro uno squadrone che annoverava tra le sue file fior di campioni. Ma quella sera il San Paolo seppe fare la differenza: insieme a Cavani e agli altri azzurri certo, ma con una passione che da vent’anni forse non si vedeva sugli spalti di Fuorigrotta. Al punto che, il giorno dopo la vittoria azzurra per 2-1, il Manchester Evening titolò: “San Paolo, benvenuti al girone dantesco con la pista d’atletica”.
YAYA TOURE – E giorni dopo, arrivò anche la dichiarazione del centrocampista del City, quanto mai emblematica: “La mattina andammo a fare riscaldamento al San Paolo, Carlos (Tevez) mi parlava di questo stadio, ma io che ho giocato nel Barça mi dicevo, che sarà mai! Eppure quando misi piede su quel campo sentii un qualcosa di magico, di diverso. La sera quando ci fu l’inno della Champions, vedendo 80.000 persone fischiarci mi resi conto in che guaio ci eravamo messi! Qualche partita importante nella mia carriera l’ho giocata, ma quando sentii quell’urlo fu la prima volta che mi tremarono le gambe! Bene, fu li che mi resi conto che questa non e’ una solo squadra per loro, questo e’ un amore viscerale, come quello che c’è tra una madre ed un figlio! Fu l’unica volta che dopo aver perso rimasi in campo per godermi lo spettacolo!”. I dati del botteghino sono rassicuranti, domenica ci sarà il tutto esaurito al San Paolo. Ma non basterà: bisognerà ricreare quella atmosfera. E spingere la Lazio all’inferno attraverso il girone dantesco con la pista d’atletica.
Vincenzo Balzano
Twitter: @VinBalzano
Articolo modificato 27 Mag 2015 - 17:54