Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. L’avrà imparato Aurelio De Laurentiis, specie con l’ammissione di colpa di questa mattina. Le promesse del patron azzurro hanno più volte spedito l’ambiente verso sogni di gloria, immediatamente distrutti da un progetto che invece non si è mostrato completamente maturo per portare la squadra ai traguardi ambiti. La rincorsa dell’Europa, mai mancata negli ultimi anni, si è tramutata la scorsa estate nella possibilità di agganciare quel trofeo che manca da troppo ai piedi del Vesuvio: lo scudetto. La consapevolezza di competere con una Juve ancora lontanamente raggiungibile dagli azzurri non ha archiviato le speranze della piazza azzurra, che ha realizzato solo a stagione in corso la difficoltà di competere per la vetta. Il salto di qualità mancato si sposa alla perfezione con l’atteggiamento del presidente azzurro, spesso chiacchierone più del solito. “Quest’anno ho sbagliato – ammette De Laurentiis – perché svestendo panni da presidente e indossando quelli da tifoso ho parlato di scudetto, disattendendo promesse”. Che la lezione possa tornare utile.