Quattrocentododici, come i giorni dall’ultimo scontro casalingo di campionato con la Lazio. Tre come i punti che servono per agganciarla e aggiudicarsi un posto in Champions. Nove, come quello impresso sulle spalle del leader in discussione, che ha già un conto in sospeso con i biancocelesti. È così che va a finire, quasi sempre, sul chiudersi delle stagioni altalenanti. È così che va a finire quando un progetto sembra non essersi conformato. I mal di pancia, i campanelli d’allarme, il nervosismo e l’astinenza da gol. La carenza di carattere e l’assenza di responsabilità. Dopo aver portato tutti in Paradiso, impugna il forchettone e con fare indifferente rischia di rispedire tutti all’Inferno. Era successo con Cavani, sembra ripetersi con Higuain.
DÉJÀ VU – Stavolta, però, la storia ha qualcosa di diverso. Il futuro non sembra essersi ancora delineato e nessuno può sapere se la maglia azzurra cambierà colore già nella prossima stagione. Una cosa è certa, anzi due: la permanenza del Pipita non è strettamente legata a quella di Benitez e, cosa più importante, il bersaglio preferito di Gonzalo veste due colori chiari e porta l’accento romano. Quella Lazio, fonte di ispirazione dei talenti passati, non è da meno per Higuain. L’ha affrontata e battuta da fuoriclasse il 13 Aprile dello scorso anno, firmando la sua prima tripletta in carriera e del percorso partenopeo. Tutto torna, come la veronica di Lulic che aprì le danze in quel San Paolo dell’ora di pranzo, e che ricorda vagamente quella di Sturaro allo Juventus Stadium nell’ultima sfida di campionato. Ma non è più tempo di guardare indietro, se non per ricordare le tre meraviglie messe a segno in quella gara con i biancocelesti. Prima dal dischetto, poi, quasi come una fotocopia umana, la mette giù su lancio lungo, mette a sedere l’avversario e gonfia la rete. Una volta da destra, l’altra da sinistra: senza pietà, senza paura e con la voglia di sentirsi acclamato dalla folla del ‘San Paolo’.
ORA O MAI PIÚ – E allora non resta che attendere la resa dei conti, quando Gonzalo si troverà ancora davanti quei rivali diretti per la Champions. Perché motivazione e carattere dovranno contraddistinguere una prestazione che da tempo non rientra nei canoni dell’argentino. Troppo importante per sbagliare, troppo facile alzar la voce e dar la colpa ai compagni di reparto. Le qualità, quelle per cui resterà sempre uno dei più grandi colpi della storia partenopea, e quelle stesse che non potranno far altro che considerarlo a vita un fuoriclasse europeo, dovranno cambiare le sorti di due stagioni: quella azzurra in primis, senza però dimenticare la sua. Perché è questo che fanno i grandi calciatori, decidere la storia senza troppi giri di parole, nella speranza che quella passata possa diventare una tripletta d’antipasto per aprire lo stomaco.