IL DATO – Voragini difensive e reti in fotocopia. L’abisso di gol subiti del Napoli targato Benitez

I conti, da sempre, si fanno alla fine e, stavolta, l’annata, l’ultima di Benitez in riva al Golfo, ha portato un responso salatissimo. Napoli quinto, fuori dalla Champions League, franato ad un passo dall’arrivo in campionato, Coppa Italia ed Europa League, svaniti tutti i traguardi possibili ad eccezione della serata di Doha.

NESSUN INNOCENTE – Una rosa monca e poco omogenea, la definizione di Luigi De Canio per il suo Napoli 2001-2002 rispecchia fedelmente il roster partenopeo, va detto. Una campagna acquisti non all’altezza delle ambizioni sbandierate, e poi rimpiante, del presidente De Laurentiis. Una squadra che ha peccato in personalità, troppo spesso abbandonata anche dai suoi interpreti migliori nei momenti topici della stagione. Tutto il Napoli di quest’annata da montagne russe, in grado di regalare gioie passeggere – dalla Supercoppa alla magica serata di Wolfsburg – propositi impegnativi e delusioni laceranti, pienamente incastonato nel 4-2 con cui Lazio ha sbancato il San Paolo e agguantato, a pieno merito, i preliminari di Champions nel posticipo di ieri sera.

PECCATO ORIGINALE – C’è tanto, tantissimo, della più grande lacuna mostrata dal Napoli di Benitez in questi due anni nella sconfitta patita sotto i colpi degli uomini di Pioli, un undici troppo spesso sfilacciato, con poco equilibrio, mai in grado di mostrare quella sicurezza che è propria delle grandi squadre, di ogni compagine intenda assestarsi a livelli d’eccellenza. Non sono arrivati difensori d’altissimo spessore, il rebus portieri ha rappresentato un peso gravissimo, in mediana il materiale è senza infamia e senza lode, certo, ma i numeri, eloquenti, sono lì ad indicare dove è mancato mestamente il manico del tecnico madrileno. Una fase difensiva da incubo a fare da contraltare ad un attacco atomico, da record, da 208 goal fatti in due anni

NUMERI – Sono 131 i goal subiti dal Napoli nel biennio griffato Rafa Benitez, un’enormità. Meglio nella passata stagione: 57 reti a referto distribuite tra SerieA, Champions, Europa League e Coppa Italia. L’abisso quest’anno, 54 goal subiti solo in campionato per la dodicesima difesa della Serie A, 74 il totale in tutte le competizioni. Goal identici, uno stampo perfetto, a disegnare le sofferenze della difesa azzurra. Dai dolori del San Mames alla sgroppata di Candreva, dal guizzo di Seleznyov al goal di Klose che ieri ha chiuso i conti. Voragini a metà campo che si trasformano in ghiotte praterie per le incursioni avversarie, errori in marcatura su cross tagliati sul secondo palo, accorgimenti difensivi spesso assenti, disattenzioni inaccettabili a concedere spazi con una facilità disarmante. Tanti, troppi, gol subiti dagli azzurri sono apparsi in fotocopia, sintomo di un difetto endemico al quale Benitez non è mai riuscito a rimediare. Uno dei più grandi rimpianti di questo biennio, la Rafa Revolution incompiuta, fallita, si riflette proprio in questo, al netto di promesse non mantenute e di errori in sede di mercato, dal tecnico spagnolo era lecito auspicarsi una maggiore duttilità, un passo indietro rispetto alla propria idea di calcio con un unico imperativo, quello di garantire solidità ad un gruppo che non poteva, non doveva mancare almeno il minimo obiettivo stagionale. Così non è stato, ed ora è tempo di rifondare, Rafa è ormai sulla strada per Madrid e per il Napoli è tempo di aprire un nuovo corso.

Edoardo Brancaccio

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