Il mercato del Napoli è già iniziato, precisamente da quando Aurelio De Laurentiis ha deciso di fare un erasmus in Spagna per cercare di portare all’ombra del Vesuvio Emery. E ai molti partenopei che si chiedono chi sia questo 43enne iberico, rispondiamo con un semplice assunto: è riuscito laddove Benitez ha fallito con il Napoli, vincere l’Europa League. E l’ha fatto, per giunta, due volte di fila.
Ebbene, a Emery, o a chiunque prenda posto sulla panchina azzurra, dovrà essere fornita una squadra all’altezza della situazione. Che sia rifondazione, ricostruzione o smantellamento poco importa: sarà un’estate calda in casa Napoli.
E dovrà esserlo anche senza i proventi della Champions, per cause di forza maggiore. All’orizzonte in questo momento i tifosi azzurri vedono soltanto un periodo lungo e tribolato, un mercato al risparmio, fatto di nomi altisonanti e promesse non mantenute.
Non necessariamente dovrà andare così, perché talvolta risparmiare non significa perdere qualità, e qualcuno in Italia lo sa bene: l’intero centrocampo della Juventus è stato pagato intorno ai 10 milioni, Menez, che nel bene e nel male ha tenuto a galla il Milan, è costato zero, così come Lewandowski al Bayern Monaco.
Fondamentale, senza i soldi della Champions, sarà spendere con parsimonia. Cosa che negli ultimi anni è stato fatto di rado. Un nome su tutti: Vargas, e gli 11 milioni con cui ADL l’aveva portato a Napoli. Ma anche i 9 milioni per Britos, i 7 per Dzemaili (svenduto per meno di 1,5 mln per abbassare il tetto ingaggi), i 18 per Inler. E, dulcis in fundo, il contratto di un milione all’anno (per quattro anni!) a Donadel: veri e propri suicidi finanziari da parte della società.
Spendere con parsimonia il primo obiettivo. I nomi non mancano: c’è Sandro, fortemente voluto in passato, che è retrocesso in Championship con il QPR e avrà voglia di cambiare aria. Ci sono poi le occasioni a parametro zero: Milner, con il suo ingaggio faraonico, Konoplyanka, che ha gettato gli azzurri fuori dall’Europa League, Gignac e Vlaar.
Presto per le valutazioni? Forse sì. Anche perché manca una figura di riferimento, il Ds che andrà a rimpiazzare Bigon, promesso sposo al Verona. Sogliano, Petrachi, Micheli, Mantovani o Sartori: chiunque sia dovrà confrontarsi con una realtà difficile. Gente abituata a fare mercato con pochi spiccioli, specialmente Petrachi, che a Torino ha preso Immobile e Cerci come avanzi per poi rivenderli a prezzo d’oro, e Sartori, che ha imbastito il Chievo dei miracoli, in pianta stabile a metà classifica per due anni di fila.
In tempi di crisi, di quinti posti, di perdite da venti milioni, è importante spendere meno ma attentamente: perché non sempre risparmiare significa perdere qualità.
Vittorio Perrone
Articolo modificato 2 Giu 2015 - 10:27