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Meno “internazionalizzazione”, più concretezza: il Napoli riparte dal made in Italy

“Rifondare è un verbo inadeguato, noi continueremo a seminare. Se il mio obiettivo in questi due anni è stata l’internazionalizzazione, devo dire che ci siamo riusciti”. Con queste parole Aurelio De Laurentiis tirò le somme della gestione Benitez nel giorno dell’addio del tecnico spagnolo. Internazionalizzazione, una parola di cui sono riempiti la bocca in parecchi nelle due stagioni appena concluse. Un termine rischioso da utilizzare, un’etichetta, un macigno. La figura imponente di Rafa Benitez se da un lato ha dato vita ad un forte richiamo mediatico – di stampa, calciatori e club stranieri – dall’altro ha creato grosse aspettative. Un tecnico di spessore internazionale, con un ricco palmares alla ricerca di una nuova favola. In parte l’obiettivo è stato raggiunto, portando a casa due trofei e sfiorandone uno – europeo – che mancava da troppi anni. Ma è rimasto ugualmente quel senso di incompiutezza, non raggiungendo per due anni di seguito la qualificazione in Champions League, e avendo lasciato quel pizzico di amarezza per un campionato tutt’altro che eccellente. Una squadra che ha creato tanto, ma sciupato di più.

CONCRETEZZA MADE IN ITALY –  E la scelta di Sarri spezza la continuità che sembrava voler inseguire la società azzurra dopo la gestione dello spagnolo. Un ridimensionamento – certo – economicamente e mediaticamente che ha diviso la piazza partenopea. Ma anche tanta curiosità. Il club di De Laurentiis ha probabilmente fatto il passo più lungo della gamba negli ultimi tempi ed ora ha bisogno di riordinare le idee. Un cambio di tendenza improvviso che porta ad un allenatore preparato e sottovalutato, con una gavetta impressionante, ma esperienza zero in campo europeo. Meno risonanza, più concretezza, questo il nuovo diktat della società. Quella concretezza made in Italy che percorre da diverse stagioni la regina del campionato italiano – la Juventus – prima con Conte, poi con Allegri. Ovviamente giocatori e situazioni completamente diverse, ma pensiero simile. Sarà un Napoli innanzitutto molto più italiano e forse anche più giovane. Un Napoli più nell’ombra e con meno aspettative e pressioni esterne, che però dovrà dire la sua in un campionato ancora non di primissimo livello. Fondamentale, prima ancora dell’allenatore, sarà tracciare un progetto sicuro, preciso, senza improvvisazioni. Chiarezza, quella che chiedono a gran voce i tifosi.

Andrea Gagliotti (Twitter:@AndreaGagliotti)

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Articolo modificato 7 Giu 2015 - 20:55

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