“Voglio un Napoli italiano”. Il proclama di De Laurentiis è chiaro: il made in Italy deve insediarsi nelle radici della nuova squadra targata Sarri e deve scalzare il blocco straniero che ha regnato negli ultimi due anni all’ombra del Vesuvio. L’internazionalizzazione tanto auspicata dal presidentissimo in precedenza aveva portato l’undici titolare azzurro a contare appena due italiani, Maggio e Insigne. Quest’anno il solo terzino, per larghi tratti della stagione, ha onorato il Bel Paese, visto l’infortunio patito da Lorenzinho a novembre. Qualcosa è cambiato con l’arrivo di Gabbiadini a gennaio, e qualcos’altro potrebbe cambiare con l’avvento di Sarri sulla panchina azzurra. Si materializza dunque il passaggio dall’“internazionalizzazione” all’“italianizzazione”, un processo che non può che avvenire in tempi lunghi.
UN VIVAIO ALL’ALTEZZA – Si partirà formando un blocco-squadra tricolore: Valdifiori, Immobile, Sepe, Tonelli, Rugani sono solo pochi dei nomi accostati al Napoli. Alcuni innesti per alzare il numero di italiani in rosa, e per parlare una lingua universale nello spogliatoio. Poi si proseguirà, presumibilmente, sulla stessa linea per i successivi anni. Per attuare un piano del genere serve anche un vivaio da cui attingere. Al momento il Napoli dispone di diversi elementi promettenti, eppure la Primavera partenopea non è all’altezza di quella delle big. I playoff mancano da tempo, e neppure la squadra allenata da Saurini è riuscita a centrarla. Qualche passo in avanti, negli investimenti economici e nelle strutture, va fatto. Basterebbe monitorare i giovani in prestito, evitando di abbandonarli al proprio destino. Sepe, giusto per citare un esempio, è arrivato in A a 23 anni. Troppi.
NAPOLI NAZIONALE – Il processo di italianizzazione potrebbe portare lustro all’intero movimento calcistico italiano e alla Nazionale di Antonio Conte, visibilmente povera di qualità. Napoli nell’Italia è presente davvero a piccolissime dosi: contro Croazia e Portogallo il solo Gabbiadini ha rappresentato gli azzurri, disputando, tra l’altro, appena 25 minuti nell’amichevole contro i lusitani. Poco. Una piazza come Napoli merita di essere rappresentata adeguatamente in Nazionale. Diamo tempo al tempo: l’italianizzazione è appena iniziata.
Vittorio Perrone
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